Osservazioni sul parere del Ministro Speranza sulla alienazione genitoriale

Gentile Ministro,

in merito alla risposta di cui all’oggetto avente a tema la Sindrome di alienazione parentale, mi permetto di fare delle precisazioni che potrebbero essere di interesse per le Istituzioni e per i cittadini italiani tutti.

Il concetto di ‘Sindrome’ è stato già ampiamente stralciato dalla discussione corale che vi fu su questo argomento negli anni 2010/2013 in occasione della revisione del Manuale dei disordini mentali dell’uomo (DSM-5) ad opera dell’American Psychiatric Association (APA). Il quadro descritto dal Dr Richard Gardner (medico militare mai specialista, attivista pro-pedofilia) non ha, e definitivamente, le caratteristiche di una sindrome medica. Questo è acquisito.

Da quel momento in poi, i sostenitori di questa ideologia, perché di ideologia si tratta, hanno quindi preferito le dizioni disturbo da alienazione, disturbo parentale, legame simbiotico, legame fusionale, disturbo relazionale etc. per intendere la medesima cosa, tentando così, ipocritamente, di reinserire la PAS nelle diatribe legali sulla custodia e l’affidamento dei bambini per le quali essa era stata espressamente ‘inventata’ dal Dr Gardner.

In Italia, nel 2012, intanto, esplodeva il caso del bambino di Cittadella, portato via alla madre, con cui voleva stare, per essere rinchiuso in comunità e poi consegnato al padre che rifiutava, con metodi che definire ‘ortodossi’ è un complimento e che, a parere della sottoscritta, configurano, già di per sé, un vero e proprio abuso all’infanzia.

In quel periodo, proprio la sottoscritta, insieme a colleghi, contribuì a chiedere pareri ufficiali su questa ‘pseudo-patologia’ del tutto assente nei libri di medicina, sulla sua assoluta inesistenza e sulla conseguente impossibilità di farne una ‘diagnosi’, soprattutto sulla base della quale, privare dei più alti diritti umani donne e bambini. 

Seguirono i pareri del Ministero della Salute, attraverso l’Istituto Superiore di Sanità, del 18.10.2012, della Federazione Nazionale Ordini dei Medici (FNOMCeO) del 19.12.2012, della Società Italiana di Psichiatria del 11.11.2012, della Società Italiana di Pediatria, della Regione Toscana del 8.1.2013, della Regione Emilia-Romagna del 12.11.2012, del Difensore Civico della Toscana del 13.12.2012 e le sentenze della Corte di Cassazione. Tutte negative e contro questa pseudo-Scienza!

Ma già lo Stato Italiano, proprio in sede di Assemblea Generale del Comitato Diritti Umani delle Nazioni Unite, il 21.6.2012, interrogato proprio in relazione alla tutela dei soggetti minorenni aveva preso una posizione ufficiale nell’escluderne l’esistenza.

Ogni eventuale, ulteriore ipotetico dubbio fu definitivamente cancellato dal rigetto totale della ‘alienazione genitoriale’ da parte della Commissione per la revisione del DSM, niente di meno che il Manuale Ufficiale delle Malattie Mentali dell’uomo che, nella sua 5° edizione del maggio 2013, non la include affatto!

Quindi la ‘alienazione parentale’ ed i suoi analoghi, non sono né saranno mai elevati al rango di ‘malattia’, ‘disturbo mentale’, ‘disordine mentale’ dell’uomo!

Questa la unica ed univoca risposta della comunità scientifica ufficiale che è quella che ha revisionato il DSM!

Un ulteriore conforto a questa posizione è arrivato nell’anno 2019 quando è stata presentata l’11° edizione dell’ICD, la Classificazione Internazionale delle Malattie (International Classification of Diseases), che, altrettanto, non la cita tra le malattie dell’uomo.

Nonostante tutto ciò e nonostante che ‘carta canti’, i sostenitori della PAS hanno disperatamente tentato di esumarla, facendo ‘zapping’ tra le pagine del DSM-5, fino ad individuare, nel capitolo niente affatto dedicato a malattie o disturbi mentali ma solo a CONDIZIONI che NON COSTITUISCONO DISTURBI MENTALI ma possono compromettere la salute, qualcosa che suonava loro comodo.

Nel capitolo relativo che si intitola ‘ALTRE CONDIZIONI CHE POSSONO ESSERE OGGETTO DI ATTENZIONE CLINICA’ (e non DISTURBI), troviamo, infatti, eventi geo-fisici (alluvioni, tsunami, terremoti etc..), eventi sociali (guerre, insurrezioni, litigi coi vicini etc…), eventi familiari (disoccupazione, senzatetto, povertà, tossicodipendenza di un genitore, istruzione, stili di vita, problemi con la giustizia etc…) ed anche i problemi relazionali tra genitori, genitori/figli, tra fratelli etc.

Peraltro i redattori del DSM chiariscono nell’introduzione al capitolo di cui si parla, intitolato appunto ‘Altre condizioni che possono essere oggetto di attenzione clinica’ che ‘Le condizioni ed i problemi elencati in questo capitolo non sono disturbi mentali. La loro inclusione nel DSM-5 ha lo scopo di attirare l’attenzione sulla portata di ulteriori questioni che si possono incontrare nella pratica clinica di routine e di fornire un elenco sistematico che può essere utili ai clinici nel documentare le questioni’. Dovrebbe essere chiarissimo!  I ‘Problemi relazionali’ sono quindi elencati tra i problemi, non tra i ‘disturbi’.

Ed è, invece, appigliandosi proprio a questo capitolo, che contiene, lo si ripete ancora, ‘CONDIZIONI’ e non ‘DISTURBI’, che i cosiddetti ‘Pro-PAS’, distribuiscono diagnosi gratuite a bambini e madri, già danneggiati e colpiti dal sempre triste ‘evento divorzio’ esponendoli a tutti i rischi di cui sappiamo, continuamente confondendo, nella relazione che verrà inserita nel procedimento giudiziario, la parola ‘disturbo, cioè malattia’, con la parola ‘condizione o problema’, che malattia non è!

La stessa cosa i ‘Pro-Pas’, hanno cercato di fare con l’ICD giunto, nel 2019, alla sua revisione che diventerà operativa nel gennaio 2022.

Anche nel caso dell’ICD-11, il ‘problema relazionale genitore/figlio’ è inserito NON Già NEI VARI CAPITOLI DELLE MALATTIE O DISTURBI DELL’UOMO, ma bensì, nel capitolo 24 laddove sono elencati problemi di vita che possono influenzare lo stato di salute, o che possono impedire la cura della salute, come semplicemente la lontananza dai centri sanitari o la mancanza di un WC in casa o dell’acqua potabile.

Di nuovo vi troviamo lo tsunami, le guerre, le rapine, i morsi di vipera, gli incidenti in macchina, gli scarsi guadagni, le cattive relazioni in famiglia, o coi vicini o coi datori di lavoro che, come Lei comprende, NON SONO MALATTIE ma, semplicemente, difficili eventi di vita che possono avere un impatto sulla salute e che vanno risolti, non certo attraverso terapie mediche ma con interventi sociali.

Nonostante questo e nonostante tutto, vediamo ancora relazioni di CTU depositate sulle scrivanie dei Magistrati della Repubblica, che ‘diagnosticano’, l’alluvione, lo tsunami ed il morso di vipera, come la cattiva relazione genitore figlio, addirittura citando il codice di classificazione del DSM-5.

Si tratta di ignoranza culturale profonda che, se fosse sulle labbra o sulla penna di un povero studente di medicina non gli consentirebbe di passare un esame. Ed invece, purtroppo, sciorinata in Tribunale dinanzi a chi non conosce la medicina diventa una spada di Damocle sulla testa di donne e bambini.

Nella prefazione del DSM-5, infatti, viene sconsigliato l’uso di tale manuale in ambito forense e soprattutto da non esperti!!! Perché questi sono i risultati.

Tale raccomandazione rimane del tutto inascoltata esponendo a rischi gravissimi i bambini e le donne invischiate in questi incredibili procedimenti giudiziari che finiscono fuori da tutti i canoni previsti dall’ordinamento, compreso la ricerca delle prove, iter processuale essenziale soprattutto nei disgraziati casi di violenza.

Di PAS si muore gentile Ministro, Federico Barakat ne è l’esempio più grave, e l’ho espressamente evidenziato nel libro di cui sono autrice e che Le invio in allegato.

La prognosi per questi bambini, etichettati come malati di mente mentre sono solo bambini tristi e sbattuti, è molto grave perché la terapia cui vengono sottoposti consiste in una violenza inaudita e gratuita che li espone a gravi traumi, ad una evoluzione psicopatologica sicuramente negativa ed anche al rischio di morte. Già l’Istituto superiore di Sanità, nel 2012, sosteneva come non vi fosse ‘la necessità di invocare una patologia mentale per spiegare i sentimenti negativi di un bambino verso un genitore. L’inutile e scientificamente non giustificato etichettamento come ‘caso psichiatrico’ può rendere ancora più pesante la difficile situazione di un bambino conteso’. Anche noti psichiatri hanno specificato il medesimo concetto: una cattiveria etichettare un bambino già colpito da un ‘lutto’ familiare, il divorzio dei genitori, come malato mentale quando egli è solo un bambino più sfortunato degli altri, che deve trovare un nuovo equilibrio e che certamente subirà un ulteriore gravissimo danno se brutalmente strappato dal genitore con cui vuole stare, dal suo ambiente e dalla sua vita. E il bambino troverebbe un nuovo equilibrio, se non fosse ostacolato dai Tribunali e dalle ingiuste ‘terapie’ a-scientifiche cui viene coattivamente sottoposto per ordine di un Giudice che ha disgraziatamente sposato una relazione di CTU che lo ‘diagnostica’ come ‘malato mentale’ ed a ‘rischio evolutivo’.

L’uso del termine ‘disturbo’, che compare, purtroppo, anche nella Sua risposta, è un altro tentativo che viene frequentemente messo in essere per manomettere i dati scientifici. Perché se la radice è inglese, riporta di nuovo alla malattia mentale che, abbiamo detto, non esiste.

Chiarito come la PAS non sia una sindrome, e come lo si sappia oramai da circa 8 anni, deve esser chiarito come essa non sia neanche un disturbo, perché altrimenti cadremmo, di nuovo, nel concetto di malattia mentale. Mentre abbiamo detto che la PAS, come malattia mentale, è stata chiaramente e definitivamente esclusa dal DSM-5.

Trovo quindi errato definire la PAS come un ‘disturbo del comportamento relazionale’, termine col quale non facciamo altro che cambiare nome allo stesso pregiudizio usando il termine disturbo come sinonimo di malattia mentale, giocando sulle sfumature dei diversi significati in inglese ed italiano.

Un bambino che non vuol vedere un genitore NON è un MALATO né un DISTURBATO, è un bambino che ha un problema, e basta. Non è un malato mentale!!!

E dare per scontato che se un bambino non vuole vedere il padre sia colpa della madre che gli manipola la mente, è tautologico oltre che offensivo verso il bambino, verso la donna e verso la loro identità di ‘persona umana’:

  1. Il bambino sarebbe privo di propria affettività e capacità di relazione
  2. Il bambino sarebbe un semplice ‘idiota’ manipolabile
  3. La madre sarebbe per definizione ‘perversa manipolatrice’ e l’amore materno decisamente secondario ad un ipotetico desiderio di ‘vendetta’
  4. Entrambi non meritevoli di ascolto
  5. Le eventuali accuse di violenza sarebbero inevitabilmente false
  6. Entrambi dovrebbero essere separati e ‘resettati’.

Termine che, solo a sentirlo pronunciare, fa orrore!

Un bambino che non vede un genitore non vive ‘un grave fattore di rischio evolutivo’ per il suo sviluppo psicologico ed affettivo. Non corrisponde al vero che, come Lei scrive, la ‘Comunità scientifica sembra concordi su questo’! Non esiste, a mia conoscenza, un SOLO lavoro scientifico ‘serio’ che dimostri questo grave rischio evolutivo né che ci specifichi di quale rischio si tratti.

A riprova, come sostengo da anni, la 1° Grande Guerra che ha fatto, in Europa, 4 milioni e mezzo di vedove e milioni e milioni di orfani, evento unico nella storia del mondo con la scomparsa in contemporanea di milioni di giovani uomini, mariti e padri, ma non ha affatto prodotto milioni di adulti con disturbi mentali. Questa epidemia di malati di mente nel 1900 non è stata mai esistita. La mancanza dei padri ha prodotto adulti con un dolore profondo, col rimpianto di non aver conosciuto i propri genitori, ma non ha prodotto malati mentali.

I sostenitori del grave fattore di rischio legato al rifiuto di vedere il padre dovrebbero citare i lavori scientifici, seri, ripeto seri, sui quali essi si basano per affermare questi concetti. Nel mondo si sono avvicendati milioni di figli di ragazze madri, di vedove, più recentemente di separati senza che nessuno abbia individuato in loro una particolare evoluzione negativa. Tanto è vero che addirittura affido ed adozione sono permessi ai single quasi ovunque nel mondo.

Anche perché, e questo è il secondo importante punto, il non voler vedere un genitore e tenersene lontano, può essere invece fattore protettivo verso il grave squilibrio dello sviluppo psico-fisico, indotto dal vivere con un genitore ‘cattivo’, un maltrattante, un malato mentale, un tossicodipendente etc…

E di studi al riguardo la letteratura scientifica è invece stracolma e concorde!!!

E qui si ritorna al concetto che mi preme.

Il rifiuto di un bambino ad incontrare, vedere, vivere con un genitore così come di una qualunque persona che non vuole frequentare un congiunto o un amico o un conoscente, comportamento umano assolutamente diffuso (e triste, ma possibile) può avere almeno tre ordini di cause.

Essere la normale reazione:

  • ad un divorzio in cui lui/lei ha visto un genitore offeso dall’altro,
  • legata al giudizio morale di chi “ha distrutto la famiglia”
  • di rabbia e dolore per il genitore che ha deciso di separarsi o per il suo modo di lasciare la famiglia,
  • di indignazione morale per il suo comportamento,
  • di preoccupazione e/o simpatia per l’altro genitore,
  •  di conflitto di fedeltà e senso di colpa.

Essere legata a sentimenti personali propri del bambino:

  • Distruzione o ostacolo alle sue attività scolastiche o ludiche,
  • Noia durante le visite,
  • Gelosia e risentimento verso nuovi partner già entrati nella scena,
  • Gelosia e risentimento verso eventuali figli dei nuovi partner,
  • Comportamento con e/o dei fratelli,
  • Normale momento di sviluppo (per es. adolescenza) in cui ci si distanzia da un genitore.

Ma, purtroppo, e questo è il caso più temibile, può rappresentare la fisiologica reazione di allontanamento e protezione:

  • da un padre violento o abusante
  • da un rapporto di incuria, vissuto come pericoloso,
  • nei casi di violenza domestica o assistita
  • ad un vissuto di abbandono o rabbia verso un genitore che ‘non c’è mai stato’.

 In tutti questi casi, in tutti fuorché nel 3° gruppo di situazioni, il rifiuto è generalmente transitorio e tende alla risoluzione spontanea se non viene coartato dalle azioni e dalle ‘terapie’ violente ed aggressive sostenute dai ‘Pro-PAS’.

In tutti questi casi importante è agire con attenzione e prudenza, ascoltando il bambino, i familiari e contestualizzando nella sua vita i fatti per giungere ad un progetto e suggerire comportamenti.

Invece, coartare il bambino, obbligarlo a visite che non vuole fare o peggio a convivenze non volute, addirittura interrompendo i rapporti col genitore, in quel momento, preferito, comporta, necessariamente, il concretizzarsi di un rifiuto stabile e di uno stato di stress tossico che affliggerà il bambino per tutta la vita.

Ed ancor di più, nell’ultimo gruppo di situazioni causa del rifiuto, il bambino andrà veramente a rischiare anche la vita, oltre che la salute se disgraziatamente il Giudice dovesse cedere alla PAS ed a chi la promuove. Ed i casi di cronaca sono atroce testimonianza di questo gravissimo rischio.

Secondo studiosi americani, l’errore drammatico dei Tribunali di mettere il bambino nelle mani del violento è la principale causa dell’aumento del picco di femminicidi e figlicidi verificatosi in questi ultimi anni.

È evidente come esista anche la possibilità che un genitore cerchi di influenzare il bambino allontanandolo dall’altro genitore ma non sono quelli proposti dalla PAS i metodi ed i modi per risolvere questa situazione.

Quindi, la PAS non è una sindrome e neanche un disturbo o malattia mentale e la parola inglese ‘disturbo’ non va confusa nel suo significato con quella italiana.

Il rischio evolutivo per il bambino che non frequenta un genitore non è mai stato dimostrato con studi seri ed accreditati, a mia conoscenza. In alternativa, che essi vengano citati con precise referenze.

Anzi molti studi dimostrano che il rischio evolutivo deriva, invece, dal perdurante conflitto, dal non ascolto, dalla distruzione delle relazioni familiari protettive, dall’allontanamento dalla persona con cui si è costituito l’essenziale relazione primaria di attaccamento, generalmente entrambi i genitori, ma, in questi tristi casi, generalmente, solo la madre!

Ancor più, in questi disgraziati casi, il rischio di affidare un bambino ad un genitore abusante, in genere il padre, è elevatissimo dato che, questa ‘finta patologia’ viene tirata in ballo sempre nelle situazioni di violenza domestica o di abuso sessuale.

Ciò è talmente vero che il NCJFCJ, considera il riferimento alla PAS, o ai suoi analoghi nelle cause di custodia di un bambino un ‘evento sentinella’, una ‘red flag’ per la presenza di violenza domestica e suggerisce particolare cautela ed attenzione a qualunque denuncia o segno di comportamento maltrattante paterno.

D’altra parte, è evidente, che un genitore ‘normale’ non sottoporrebbe mai il proprio bambino a trattamenti coercitivi e ‘resettaggi’, tanto cari ai sostenitori della PAS a partire da quell’evento traumatico, irrisolvibile o quasi nel corso della vita, che io definisco ‘Rapimento di Stato’, organizzato come un vero e proprio ‘rastrellamento’ del bambino da parte di Servizi con metodi da ‘Gestapo’.

Si veda a tal proposito il capitolo ‘L’allontanamento’ presente nelle Linee guida intitolate ‘Processi di sostegno e tutela dei minorenni e delle loro famiglie’ dell’Ordine nazionale degli Assistenti Sociali’.

Mi permetto anche di segnalare come risulti ‘incongruente’, a mio modestissimo parere, prospettare la ‘promozione di ulteriori studi sistematici e su larga scala dell’alienazione dei genitori, che tengano conto delle questioni discusse, allo scopo di definire criteri diagnostici oggettivi adeguati per una diagnosi scrupolosa ed un trattamento valido’.

In questo modo, Ministro, Lei dà spazio ai Pro-PAS. Sembra che Lei ritenga che vi sia necessità di ‘ulteriori studi’ per proporre ‘diagnosi scrupolosa e trattamento valido’.

Non deve esservi spazio per ulteriori studi, Ministro, perché non esistendo una malattia non ve ne sarà mai diagnosi e, soprattutto, trattamento!!! Questo è oramai acquisito!

I sostenitori della PAS, fin dal 1985 hanno provato a dimostrare le questioni discusse, cioè la ‘alienazione’ di un genitore da parte di un bambino che in sostanza si traduce nella manipolazione ‘maligna’ del figlio da parte della madre contro il padre, e non ci sono mai riusciti, perché il costrutto su cui si basa e che si vuole studiare NON ESISTE!!!! Sono stati più di 35 anni di tentativi fallimentari al riguardo!!!

  • Proprio per questo motivo la PAS è stata esclusa dal DSM-5 e dall’ICD-11. Il mondo scientifico vero non ci vuole tornare sopra. Abbiamo da fare altre cose. La Scienza è un’altra.
  • Diagnosi scrupolosa e trattamento valido sarebbero attinenti, di nuovo, al mondo della medicina, cioè a malattie/sindromi/disturbi che abbiamo visto non riguardare l’alienazione di un genitore.

Allo stesso modo mi permetto di evidenziare come non sia possibile una ‘ricerca sistematica a livello nazionale […..] con un panel di esperti riconosciuti nel settore e le relative Società scientifiche’, per tutti i motivi suddetti.

Gli studi inutilmente tentati, ovunque nel mondo, ci sono già stati e non hanno portato a niente. Il panel di esperti non esiste né può esistere perché l’alienazione non esiste e chi si professa tale è di nuovo un sostenitore della PAS. Non possono esistere ‘esperti di alienazione’. Sono venditori di fumo, perché la PAS non è Scienza. È la favola del vestito nuovo dell’imperatore. Le Società Scientifiche relative non esistono perché l’argomento non riguarda la Scienza.

A meno che Lei non si riferisca alla Società Italiana di Pediatria, cui ho l’onore di appartenere e che è la più grande Società Scientifica italiana che si occupa di infanzia, con più di 10000 iscritti, che si è già espressa, con le parole dell’allora Suo Presidente, il Prof Corsello, per la non esistenza di questa ‘spazzatura’. O della Società Italiana di Psichiatria che, al tempo, si è già espressa col Prof. Mencacci allo stesso modo. O ancora della Società Spagnola di Neuropsichiatria che, nel rifiutarla, ne definì la coercitiva terapia come ‘della minaccia’. O, ancor più, della American Psychological Association, che riunisce più di 121000 professionisti della salute mentale, che già nel 2008 si espresse su questa ‘presunta sindrome’, richiamando invece all’importanza di concentrarsi sui report di violenza domestica.

Perché, Gentile Ministro, è di violenza che si deve essere esperti se si vuole affrontare il problema alienazione.  Solo di questo!

Non servono studi sistematici sulla alienazione che non è una malattia né un disturbo. È un evento della vita, brutto e triste, ma che può verificarsi, le cui basi sono quelle suddette che già conosciamo e che possono essere risolte con percorsi adeguati, tanta prudenza e comprensione, secondo studi di puericultura, psicologia dell’infanzia, pedagogia. Queste sì, scienze e discipline che ci hanno offerto dati certi ed acclarati su come, quando e perché muoversi coi bambini. Non certo attraverso i metodi violenti e minacciosi promossi dai Pro-PAS, ispirati alle terapie proposte da un attivista della pedofilia, che certo non aveva a cuore i bambini.

Rifiuto ed alienazione da parte del bambino che ha sempre un motivo grave per rifiutare un genitore, le cui ragioni vanno comprese e, nel caso siano relative a comportamenti violenti, vissuti di violenza domestica diretta o assistita, rappresentano, addirittura, FENOMENI FISIOLOGICI ED APPROPRIATI DI DIFESA PERSONALE da parte del BAMBINO, DI DIFESA PERSONALE E DEI PROPRI FIGLI, da parte DELLA MADRE che non vanno affatto ostacolati ma sostenuti.

Mi auguro quindi che Lei, proponendo studi, si riferisca a progetti sulla violenza contro le donne e contro i bambini che, se seri e su larga scala, davvero avrebbero un’enorme valenza per la salute dell’intera nazione e per la sua crescita in democrazia e civiltà.

La PAS/alienazione/legame simbiotico o fusionale etc…. è solo ed unicamente uno strumento di violenza domestica, la longa mano di un marito/padre padrone per proseguire, dopo la separazione ed alla fine della convivenza, quella violenza consumata in privato che provoca danni infiniti alle persone ed alla società, questi sì provati da studi sistematici e su larga scala che i finti esperti dei Tribunali omettono sempre di citare nelle loro relazioni.

Portare via un figlio ad una madre violentata e maltrattata che è riuscita ad uscire dal baratro della violenza è, senz’altro, il miglior modo per ucciderla e condannarla ad un dolore infinito e irrisolvibile!

Allo stesso modo, appropriarsi di un figlio ottenendone custodia e affido, come attraverso le sabbie mobili della PAS i padri sempre più ottengono, precipitandolo in un mare di paura, tensione, stress, dolore per l’allontanamento dalla madre e dai suoi affetti, è il miglior modo per punire in modo drammatico e definitivo un bambino che ha cercato di ribellarsi ad un padre-padrone, aggressivo, prepotente, an-empatico, retaggio di una situazione patriarcale vecchissima dove l’uomo, capofamiglia, aveva diritto di vita e di morte, poteva fare incarcerare i suoi figli, chiudere in manicomio la moglie, picchiarli in nome di un ‘ius corrigendi’, che credevamo e speriamo definitivamente sepolto!

Un padre vero non priva mai il proprio figlio della madre, se questa non è maltrattante, non lo picchia, non lo rinchiude, non lo maltratta, non mortifica così l’affettività e l’equilibrio di moglie e figli e per sempre.

Il termine alienazione è chiaramente e solo sinonimo di violenza di genere e di violenza domestica. Questo è il capitolo da studiare, gli studi da promuovere, gli esperti da citare.

Per tutte queste ragioni, io sostengo fortemente la Sua proposta di segnalazione agli ordini professionali, di psicologi e medici ed aggiungerei anche assistenti sociali ed educatori, che continuino a citare tali ‘diagnosi’ ed a proporre trattamenti coercitivi e drammatici mai validati, mai dimostratisi utili, assolutamente privi di basi scientifiche ed anzi, in netto contrasto, coi dati scientifici reali e ben conosciuti dalla comunità scientifica vera quali quelli relativi agli Eventi avversi in età infantile (ACEs – Adverse Childhood events) ed alla etiopatogenesi dello Stress tossico, che costituiscono i risultati degli entusiasmanti e seri studi di Neuroscienze.

Certamente il personale sanitario, medici e psicologi, sono sottoposti alla L.24 del 2017 sulla responsabilità professionale, alla L. 219/2017 sul Consenso Informato, alle Convenzioni di Oviedo, Helsinki, Istanbul ratificate anche in Italia, oltre che alle Convenzioni sui diritti dell’uomo e del bambino.

Ritengo pertanto che gli operatori sanitari che si discostano dalla Scienza ufficiale propagandando una falsa Scienza che in realtà è solo una ideologia che nega la violenza maschile e l’abuso all’infanzia e suggerendo trattamenti sanitari non validati e molto simili a veri e propri TSO, ma privi dei requisiti che la Legge impone proprio ai TSO, debbano essere sottoposti a provvedimenti disciplinari fino alla radiazione dagli albi, esattamente come proposto ed attuato dagli Ordini dei Medici per i medici No-VAX che, allo stesso modo dei Pro-PAS, si distanziano dalla Scienza Ufficiale esponendo a danni reali e gravi i cittadini.

Ritengo, inoltre, che debbano essere fatte serie ricerche, magari supportate dai vari Ministeri, con oggetto le relazioni di CTU depositate nei Tribunali di tutta Italia ove il procedimento abbia portato all’allontanamento del bambino dal genitore col quale voleva vivere per consegnarlo all’altro genitore o per rinchiuderlo in una comunità, entità che doveva essere abolita già a seguito della L.184/1983 sull’adozione ed affidamento e successive modifiche, fino alla L.173/2015 sulla continuità affettiva.

Una ricerca sistematica sul territorio nazionale in questo senso, permetterebbe di:

  • individuare i bambini e le donne colpiti da queste dannose e crudeli ‘terapie’;
  • valutarne l’evoluzione in senso psico-fisico;
  • fornire loro un risarcimento per il danno patrimoniale e non patrimoniale causato e che io, come medico-legale, individuo chiaramente;
  • individuare i professionisti che, in passato, hanno cavalcato il cavallo della PAS.

È evidente che questi professionisti non possono fare parte dei panel di esperti che Lei suggerisce e, a mio parere, dovrebbero essere sottoposti ai provvedimenti disciplinari di cui si diceva oltre che essere oggetto di richiesta danni da parte dei cittadini ma anche da parte dello Stato.

Finisco, con un’ultima osservazione su quelle che Lei definisce ‘valide rassegne sistematiche’ sulla questione PAS pubblicate anche da italiani su riviste internazionali perché, a mia conoscenza, esse non esistono, tanto che, come abbiamo più volte detto l’alienazione non è ritenuta malattia né disturbo mentale. Le cito, infatti, la durissima critica riportata nel 2012 nella recensione al fascicolo presentato da Bernet, seguace di Gardner, attuale capo del gruppo internazionale dei ‘Pro-PAS’, fascicolo comprensivo anche di studi Italiani, alla Commissione per la revisione del DSM che portò alla definitiva sepoltura della PAS.

“Casi anedottali e opinioni sono presentati come ricerche ed evidenze scientifiche, mentre singole storie sono presentate come studi di ricerca. Inoltre il libro spesso contraddice sé stesso in sezioni differenti. È evidente che l’autore non è familiare con la metodologia scientifica: confonde procedure statistiche, di ricerca e terminologia arrivando ad ingannare il lettore nel tentativo di promuovere la sua teoria… questo libro è una raccolta di opinioni per la maggior parte non supportate da dati e di report anedottali nel tentativo di giustificare la PAS come concetto legittimo meritevole di inclusione nel DSM. Il libro fallisce completamente nel tentativo di fornire documentazione di ricerca empirica che dia supporto a tale condizione o diagnosi mentre è una lunga diatriba di una persona che promuove la propria agenda con referenze anedottali ed a-scientifiche. Non c’è da meravigliarsi che PAD e PAS siano state considerate scienza spazzatura da molti Tribunali… I lettori non devono gettare via il loro denaro per comprare un libro di tal fatta.’

Con la speranza che questa mia riflessione possa essere utile a tutto il Nostro Paese nel proseguimento del cammino verso la Giustizia, la Libertà e verso la garanzia dei Diritti Umani per tutte le persone, donne o uomini, adulti o bambini.