‘I bambini meritano rispetto per i misteri e per i colpi che riserva il duro lavoro della crescita umana. Ogni minuto di vita non può essere sprecato.’
Prof. Giuliana Limiti
Un altro bambino rapito, portato via con la forza a sua madre a suon di polizia e carabinieri, urli, porte divelte, irruzioni, strattonature, abbracci e baci negati. Di nuovo separazione ed allontanamento. Di nuovo pianti infiniti ed angoscia.
Che sia piccolo non è importante, che sia malato nemmeno….
Di nuovo per ordine di un giudice. Di nuovo con l’utilizzo di forze dell’ordine che paghiamo per difendere i cittadini onesti, figuriamoci i bambini.
Di nuovo la creazione di un invalido, per tutta la vita. Perché il trauma… non si risolverà!
Il problema dei rapimenti dei bambini su provvedimento del Tribunale, già affrontato in un intero capitolo del libro ‘I nostri bambini meritano di più’, è un gravissimo argomento al quale non si sa più come far fronte.
Ne è alla base un grave pregiudizio contro l’infanzia, la totale mancanza di rispetto verso il bambino, l’ignoranza sulle sue capacità cognitive, emotive, sui suoi bisogni, le sue necessità, il funzionamento del suo cervello in via di sviluppo, la delicatezza degli aggiustamenti e delle reazioni di adattamento.
I bambini dimenticano, i bambini non sentono dolore, i bambini vanno puniti, educati con autorità. Devono obbedire. Tutti antichi pregiudizi. E tutto col pretesto del ‘loro miglior interesse’, ipocrisia inventata dal regime nazista.
Non a caso non abbiamo ancora una legge che vieti le punizioni corporali come in altri ben più civili paesi.
I bambini vengono strappati, per decreto di un tribunale, ai loro affetti, al loro ambiente, alla loro casa, ai loro tesori, alle loro abitudini, al loro complesso di relazioni, senza timore né esitazione, per decisione di adulti, completamente ignoranti sul pianeta infanzia, con la pretesa di tendere ad un loro ‘interesse’ non meglio chiarito, mentre, però, si è pienamente coscienti di causare loro un gran danno, di provocare un insulto tremendo al bambino ed alla sua vita.
Ciò è dimostrato dal fatto che sempre, parallelamente, il giudice ordina un ‘percorso psicologico di supporto’, conscio del grande dolore che il bambino dovrà vivere e del difficilissimo periodo di vita che dovrà affrontare.
In sostanza ti faccio molto male per il tuo bene, anche se il male è certo ed il bene imprecisato.
In base al principio etico di precauzione un magistrato che ha questa preoccupazione dovrebbe semplicemente fermarsi e non firmare il provvedimento. Dovrebbe cercare altre soluzioni per gli ipotetici problemi attuali, senza crearne altri, altrimenti …. Che soluzione è?
Secondo me ti stai facendo del male, quindi, per evitare questo male, te ne faccio uno io, e ben peggiore! Tanto è vero che ora non hai bisogno di supporto psicologico, dopo si!
Siamo al paradosso!
Un doppio trauma: il distacco totale dal mondo conosciuto, l’inserimento su Marte in un mondo sconosciuto. Per forza ti ci vuole lo psicologo. Ne sono conscio ma lo ordino lo stesso.
Il problema dei bambini ‘allontanati’, termine ignobile ed impronunciabile, è un grave problema che non si sa più come affrontare. Sembrerebbe tanto semplice da comprendere ed invece…. Niente! Chiusura totale di menti e cervelli.
Va detto che i bambini non vengono allontanati ‘solo’ dalle madri, come pare affermarsi, ma anche dalle intere famiglie, dai padri, dagli zii e probabilmente anche da altri adulti non consanguinei con cui i bambini vogliono stare.
Più spesso, sono ‘allontanati’ dalle madri, perché più spesso le madri rimangono il genitore protettivo nei drammatici casi di violenza domestica o nei casi di incuria paterna. È un problema di frequenza, deve essere chiaro, altrimenti non riusciamo ad inquadrare il problema e non riusciamo, ancora una volta, a mettere il bambino al primo posto. È il bambino la priorità, non il genitore da cui viene allontanato.
Il problema è il suo allontanamento dall’adulto con cui vuole stare e che riconosce come adulto accudente, come principale ‘care-giver’, il cosiddetto ‘genitore psicologico’. Questo è il problema!!!
Che poi vengano allontanati in numero superiore alle madre è una realtà legata al fenomeno della violenza domestica, problema grave ma da trattare separatamente se si vuole veramente, e finalmente, dare spazio al bambino, ai suoi diritti come persona ed ai suoi problemi.
I bambini non devono MAI essere allontanati dall’adulto con cui vogliono stare, generalmente entrambi i genitori, molte volte le madre, meno spesso il padre, altre volte più rare lo zio, la nonna, un fratello o altri…
Le ragioni di questo risiedono negli ormai ampiamente accreditati studi sull’attaccamento, sviluppati da Bowlby dagli anni ’50 in poi e tutt’ora oggetto di studi ed interesse anche alla luce delle moderne neuroscienze.
I neonati nascono con l’urgente bisogno di formare un forte legame con chi li accudisce, usualmente la madre. Da un punto di vista evolutivo questo comportamento innato ha avuto il grande scopo di permettere la conservazione della specie. La terra, per milioni di anni, non è stata un ambiente favorevole alla vita, tra cambiamenti climatici, flora, fauna, difficoltà al reperimento del cibo, etc… ed un cucciolo di mammifero aveva bisogno non solo di essere nutrito ma anche protetto, salvaguardato ed il bisogno di attaccamento ad un adulto, e dell’adulto al cucciolo, è stato essenziale per la sopravvivenza della specie. Quindi, l’urgenza della relazione di attaccamento è facilmente comprensibile in termini evolutivi. Il neonato nasce con questo grande bisogno e, per diventare psicologicamente sano, la madre deve rispondere a questo bisogno garantendo un allevamento amorevole, attento, fidato e sensibile ai bisogni. Se questo avviene il bambino sarà un adulto sano (attaccamento sicuro).
Se questo tipo di cure attente, amorevoli non si verifica, i bambini deviano verso la psicopatologia. Bowlby definì il tipo di attaccamento che si realizza in questo caso, attaccamento insicuro.
In sostanza il neonato umano stabilisce nelle primissime fasi della vita, già dalla fase prenatale, una relazione fortissima con l’adulto che lo accudisce, in primis la madre, imparando a fidarsi di lei, imparando a tornare da lei nei momenti di bisogno, di stress, di necessità ed imparando, con fiducia, a distaccarsi per esplorare il mondo ben sapendo che, al bisogno, potrà tornare di nuovo da lei e ritrovare lo stesso supporto, le stesse cure amorevoli, la stessa disponibilità. I bambini utilizzano, poi, le esperienze relazionali primarie estrapolandole dal contesto, per creare un modello mentale inconscio del mondo, modello che permeerà in modo pervasivo tutta la loro vita. Per questo motivo questa relazione, una volta stabilita, getterà le basi della capacità di relazioni sociali per tutta l’esistenza.
Una buona e forte relazione di attaccamento ha, quindi, un immenso valore per la crescita armonica del bambino, per tutto il suo futuro sviluppo e per la sua proiezione nella vita sociale una volta adulto.
Di conseguenza, la tutela di questa relazione è la priorità quando si voglia prendersi cura di un bambino e del suo, sacrosanto, ‘miglior interesse’.
Tutto il resto…. Viene dopo!
Quando il bambino perde la figura di riferimento, se sottoposto a situazione stressanti, non sa a chi rivolgersi, non sa dove cercare conforto e supporto e cade in un profondo stato di stress che ben presto diventa ‘tossico’ cioè capace di sconvolgere completamente il suo stato omeostatico, il funzionamento di organi ed apparati, l’equilibrio metabolico ed endocrino fino a causare, addirittura, modificazioni anatomiche, ben dimostrate con gli studi di neuroradiologia, del sistema nervoso centrale. Cicatrici che non guariranno mai e condizioneranno tutta la prognosi della vita futura condizionandone anche morte precoce.
Di conseguenza, in base alla Scienza, qualunque decisione presa di ‘allontanare’ un bambino che non voglia essere ‘allontanato’ è sbagliata! Per definizione!
Se la famiglia è problematica, il problema non si risolve tagliando via la famiglia, ma entrandovi dentro, aiutando e sostenendo. Sempre, sia che per il bambino la famiglia siano padre e madre, sia che sia solo la madre, sia che sia solo il padre, sia che sia qualcun altro, per esempio, lo zio!
Il bambino deve stare con chi lo ama e protegge e da chi si sente amato e protetto. Questa persona non è sostituibile.
Anche nella ipotesi di un bambino maltrattato che voglia stare in famiglia l’allontanamento è molto discutibile. La soluzione è, fin che si può, entrare nella famiglia per curare, non allontanare. L’unico motivo giustificabile per un allontanamento è l’imminente, attuale pericolo di vita! Ed anche lì ci vogliono attenzioni che, chi non ha studiato almeno un briciolo di neuroscienze, non è in grado neanche di immaginare.
La diagnosi di chi sia il vero ‘care-giver’ per il bambino è semplicissima. Basta l’osservazione, vedere a chi egli si rivolge e come, che conforto ne trae e come se ne stacchi e come ad esso ritorni. Quella relazione con quel care-giver non va toccata!
Se poi da qualcun altro lui proprio non vuole andare, la relazione non proprio non esiste e, presumibilmente, non si creerà mai. Questo qualcun altro potrà quindi garantire i bisogni materiali, il cibo, i vestiti, un letto ma la relazione di attaccamento non vi sarà e quindi, i bisogni emotivi non saranno soddisfatti. È quello che Bolwby dimostrò chiaramente per gli istituti.
Nelle moderne case famiglia potranno eventualmente essere soddisfatte le necessità materiali ma non certo il vero bisogno del bambino: la relazione di attaccamento primario.
Una strana psicologia, fortemente influenzata dalla cultura della scellerata ideologia della Sindrome di alienazione parentale (PAS), considera i bambini come pacchi postali da spostare in base alle voglie dell’adulto di turno, senza alcun rispetto e considerazione per i bisogni dell’infanzia e per le sue fragilità e, con le parole di un Giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti, facendo ‘più danni ai bambini del maltrattamento, della droga e persino dell’abuso sessuale’.
Una psicologia da mercato del pesce, entrata come uno tsunami nei Tribunali di un paese che si è dimenticato che la civiltà di un popolo si misura da come esso tratta i suoi bambini, un paese che non ha più alcun rispetto per la maternità, per la relazione madre-bambino, per la dignità ed il valore morale del bambino stesso. Una psicologia, chiacchierata in pizzicheria, mentre si compra un etto di prosciutto, senza alcun riferimento scientifico, senza uno studio che ne giustifichi conclusioni che altro non sono che mere opinioni personali del finto esperto di turno.
Una psicologia che ha fortemente influenzato magistrati che, senza ragione alcuna, senza motivazione alcuna, senza esitazione alcuna, vanno a recidere col machete la relazione più importante del mondo e per la vita di quel bambino condizionandone, per sempre, la salute mentale e fisica. Relazione che era, da sempre, tenuta in ben altra considerazione fin dalle più antiche culture. Persino a Sparta, dove almeno fino ai 7 anni i bambini stavano con le madre, tra i Masai, tra i pellerossa ….
I motivi dell’allontanamento? Quanto mai vari. A volte la povertà, altre volte la semplicità culturale, molte volte la sciagurata PAS, altre volte il pregiudizio contro stili di vita diversi da quelli considerati la norma, ma anche simpatie o antipatie verso il genitore di turno. A volte, non ci sono proprio motivazioni.
Tutti motivi futili e imprecisati utilizzati per ledere un bambino per sempre.
Il dovere alla bigenitorialità, per esempio! Di nessun valore giuridico né scientifico. La bigenitorialità non può essere un dovere, è un diritto; ed i diritti si decide di esercitarli non si possono imporre. Ma anche nessun valore scientifico: nessuno ha mai dimostrato un danno psichico in un bambino che viene cresciuto da un unico genitore amorevole con cui ha un buon rapporto. Solo fantasie entrate nel pregiudizio comune. Come la favola del vestito nuovo dell’imperatore: una enorme bufala che proprio un bambino svela.
Il rapimento dei bambini, una follia di un intero paese, o, in alternativa, la volontà dolosa di fare coscientemente del male, di piegare un bambino ai bisogni dell’adulto di turno, per motivi che non voglio neanche immaginare: violenza, pedofilia, corruzione, soldi, vendetta.
In sostanza, vi sono:
- una mole di studi scientifici, da ogni parte del mondo, a sostegno e validazione della teoria dell’attaccamento e del significato della relazione primaria per il bambino e di come essa vada protetta;
- una mole di studi scientifici a dimostrazione dell’impatto fortemente traumatico degli ACEs, eventi avversi in età infantile, attraverso l’attivazione della cascata dello stress tossico in assenza dell’adulto protettivo, che ne costituisce il sistema tampone, e che comporta inevitabilmente una prognosi infausta quoad vitam e quod valetudinem.
Eppure, nonostante tali evidenze scientifiche, per ideologia e pregiudizio si mette in atto, col timbro dello stato, quello che è un gravissimo abuso all’infanzia, visto che ‘l’uso intenzionale, contro un bambino, della forza o di strumenti da cui possa derivarne una lesione o un danno’, è, per definizione internazionale, ABUSO ALL’INFANZIA, quotidianamente messo in essere nei nostri inescusabili tribunali.