Qualcosa di più del solo patriarcato….

‘Il femminicidio è un omicidio di Stato, per lo Stato non ci tutela perché non ci protegge. Il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere….. “I mostri non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro. La cultura dello stupro è ciò che legittima ogni comportamento che va a ledere la figura della donna, a partire dalle cose a cui talvolta non viene nemmeno data importanza, ma che di importanza ne hanno eccome, come il controllo, la possessività, il catcalling”.

“Nessun uomo è buono se non scardina questa cultura”

“Ogni uomo viene privilegiato da questa cultura. Viene spesso detto ‘non tutti gli uomini’. Tutti gli uomini no, ma sono sempre uomini. Nessun uomo è buono se non fa nulla per smantellare la società che li privilegia tanto. È responsabilità degli uomini in questa società patriarcale dato il loro privilegio e il loro potere, educare e richiamare amici e colleghi non appena sentono il minimo accenno di violenza sessista”. Elena Cecchettin

L’ondata mediatica che ha fatto seguito al femminicidio della giovanissima Giulia, lo scorso novembre, può, forse, forzare un po’ la cappa di indifferenza che ci ha accompagnato in questi anni di femminicidi e figlicidi, sempre più gravi, sempre più feroci, sempre più frequenti.

Le notizie di queste tragedie sopravvivono non più di due giornate nei telegiornali.

Sono rimaste più a lungo sull’onda della notizia l’uccisione di Giulia Tramontano, trucidata insieme al bambino che portava in grembo e quella di Giulia Cecchettin forse per la giovanissima età, per l’orrore della uccisione di un bambino che doveva nascere, oltre che per l’esplosione di sdegno delle famiglie. Le parole del padre di Giulia Cecchettin, pronunciate al funerale della figlia, trasudano una dignità ed una profondità che esigono rispetto e stima. E così, il suo successivo impegno fino alla fondazione della associazione nel nome della figlia.

Parallelamente, sull’onda dell’emozione e dell’indignazione, fioriscono le incitazioni alla denuncia. Ma ha riflettuto chi spinge a denunciare, pubblicità ministeriali comprese, a cosa va incontro una donna che denuncia? Quale percorso le si apra davanti? E se ha figli? Quale è il probabile destino di quei bambini? Ebbene, la American Academy of Pediatrics consiglia di non suggerire comportamenti, di non provare a convincere la donna a fare l’una o l’altra cosa. 

Il perché è chiaro ed è rappresentato dagli evidenti rischi che incombono sulla donna e sui suoi figli, in questo mondo dominato da un maschilismo imperante e rinvigorito dall’espandersi a macchia d’olio della sciagurata menzogna della alienazione parentale che continua a sopravvivere nonostante le mille condanne della Cassazione e l’assoluta, ed ormai datata, smentita della Scienza ufficiale.  

La verità è che la donna che denuncia entra in un baratro pericolosissimo nel quale è assolutamente sola e nel quale viene pericolosamente attaccata persino dalle Istituzioni. Al massimo ha alle spalle i centri antiviolenza che ben poco possono, però, nei tribunali.

Al momento della denuncia quella donna si attira immediatamente le ulteriori ire del marito, della famiglia di lui, di parenti ed amici ma, soprattutto, si attira le ire dei tribunali che, per antico pregiudizio, non le credono e tendono a considerare ‘false’ le sue denunce, partendo dall’assioma che ritiene l’uomo, tautologicamente, un buon ‘pater familias’. Se alla denuncia segue una indagine, spesso molto lenta e quasi sempre indirizzata verso una archiviazione, la signora sarà nel frattempo esposta, insieme ai suoi figli, alle ire del marito, mentre i bambini dovranno sottostare, fino alla costrizione, a visite che, generalmente e comprensibilmente, non vogliono fare.

Parallelamente, mentre va avanti il processo penale, sul piano civile saranno prese decisioni per l’affidamento dei figli che, nella quasi totalità dei casi sarà ‘condiviso’ perché penale e civile non si parlano tra loro e perché la moderna psicologia, tutto fuorché scienza, ritiene che, se un bambino non frequenta il padre incapperà in un ‘rischio evolutivo’ mai chiarito, mentre quello costretto a frequentare un uomo violento pare che non corra rischio alcuno. Le donne verranno, quindi, coinvolte in una metodica di affido dei bambini che le esporrà continuamente all’uomo maltrattante, ai suoi dispetti, alle sue violenze, alle sue cattiverie. Strumento i figli stessi!

Che le statistiche scientifiche riportino che nel 40-60% dei casi un uomo che maltratta la moglie, maltratterà anche i figli, è un dato scientifico non recepito dai magistrati. Inoltre, nonostante congressi, convegni, occasioni di aggiornamento, per i magistrati l’impatto che il contatto con un uomo violento avrà sulla psiche e sull’emotività dei bambini non appare importante. Così, il ‘rischio evolutivo’, mai specificato né definito, connesso teoricamente alla lontananza dal padre, rimbomba nei tribunali mentre, il chiaro, provato ed enorme danno alla crescita indotto dal vivere in un ambiente violento, non è di interesse per nessuno, nonostante gli evidenti dati scientifici, oramai datati.

Un affido condiviso può essere uno strumento di tortura, quotidiana, continua, violenta, implacabile.  Un affido condiviso è una mitragliatrice innescata in mano ai violenti.

E quando mai i magistrati sono andati a vedere il destino, l’evoluzione degli affidi condivisi da loro decisi? Una ‘revisione di risultato? Qualche dato….? Mai!!! Almeno a mia conoscenza. L’affido condiviso è ovviamente la migliore forma di affidamento dei figli, in situazioni normali anche difficili ma equilibrate, mentre diventa una fonte di gravi guai, intimidazioni, minacce, ricatti in situazioni di violenza domestica.

Un uomo violento non è mai un buon padre e l’affido deve essergli sempre negato, senza ombra di dubbio, per mettere in sicurezza madre e figli e garantire ai bambini un briciolo di equilibrio e di pace per una crescita il più armonica possibile. Ma questo non è recepito dai Tribunali.

E se il bambino si ribella? Se non vuole andare dal padre, se non vuole vederlo. I guai diventano ancora maggiori. Qui entrano in gioco i soliti consulenti dei tribunali, laureati al mercato del pesce, che decidono, sui dettami del pregiudizio della alienazione parentale, che la colpa del rifiuto della figura paterna è della madre e, conseguentemente, il bambino da questa va allontanata. Quanti bambini, in Italia, hanno subito questo destino? Una infinità! Sono bambini che vengono prelevati forzatamente, spesso con polizia e carabinieri, consegnati al padre violento oppure reclusi in comunità. Comunità nella quali non vogliono stare. Comunità nelle quali vengono privati di tutto, sulla scorta di ordini di sedicenti psicologi o medici che la psicologia dell’infanzia l’hanno studiata su Topolino. Privati della mamma, della famiglia materna, dei fratelli, della scuola, delle maestre, del prete, degli scout, degli amici, dello sport, dell’ambiente sociale, di tutto ciò che faceva parte della loro vita ‘di prima’. Perché devono venire ‘resettati’ secondo una fanatica terminologia.

Fatto sta che il bambino diventa un vero e proprio recluso. Non avrà cellulare, né contatti con l’esterno, potrà solo vedere la madre nei modi e nei tempi che gli stessi fanatici decideranno, se gli sarà concesso di vederla. Un trauma infinito ed irreversibile! Seguirà la definitiva custodia al padre, spesso con incontri protetti con la mamma e la famiglia materna o addirittura interrotti.

Perché, secondo i fanatici della alienazione parentale, mentre interrompere il rapporto col padre crea ‘un rischio evolutivo’ tanto importante che capovolgere totalmente la vita del bambino risulta in un danno minore, interrompere il contatto madre/figlio non crea danni, anzi, fa bene alla crescita.

Non si pensi che sia una situazione rara. È molto più frequente di quello che si possa credere.

Eppure, la deprivazione della madre è il fattore di rischio più importante per la psicosi maniaco-depressiva da adulto, per esempio, ma questo i fanatici non l’hanno studiato o non lo vogliono citare, mentre i magistrati ne sono all’oscuro. Giulia Tramontano, per esempio, non avrebbe potuto allontanare suo figlio da quel delinquente del padre, se fosse sopravvissuta allo sterminio. Nei tribunali è normale questa evoluzione nelle storie di separazione da un uomo violento: archiviazione delle denunce, affidamento congiunto, separazione dalla madre, prelievo coatto, ricovero in comunità, custodia al padre.

Vogliamo poi parlare dei costi?  Una battaglia legale così può costare centinaia di migliaia di euro. Le donne vendono la propria casa per riuscire a pagare avvocati, tribunali, consulenti, comunità infantili. La Violenza istituzionale, come quella in famiglia, si esplica anche attraverso la violenza economica, per indurre al silenzio. Cosa sono le condanne alle spese legali cui vengono sottoposte le donne dai Tribunali se non ‘intimidazioni’ da parte dello Stato stesso?

Se continui così e non ti zittisci, ti porto via tutto, ti riduco sul lastrico!!! Il Tribunale ordina il silenzio delle donne!!!

Questa la fotografia della situazione attuale.

Affinché le cose vadano diversamente ed una donna trovi tutela, soddisfazione e protezione dalla violenza, ci vuole una buona dose di fortuna con magistrati illuminati, senza pregiudizi, preparati, capaci di quell’apertura mentale che dovrebbe essere essenziale nel curriculum, nella cognizione di un magistrato che voglia, davvero, amministrare la Giustizia.

Perché le leggi ci sono! Mancano gli uomini e le donne che l’abbiano compresa e sappiano o vogliano applicarla.

E così, alle parole di grande ispirazione, profondità, comprensione pronunciate dal padre al funerale della povera e piccola Giulia, va aggiunto, secondo me, che abbiamo bisogno di Magistrati competenti, preparati nel campo della violenza domestica, nel campo della puericultura, della psicologia dell’infanzia, liberi loro stessi da pregiudizi, capaci di scegliersi consulenti adeguati, preparati, aggiornati, capaci di distinguere tra dati scientifici e favole metropolitane. Capaci tutti di guardare lontano, di ispirarsi veramente ed equamente ai principi costituzionali, con le menti sgombre dai principi melmosi del più bieco patriarcato nel quale le donne sono oggetti ed i bambini sono proprietà del capofamiglia, fino allo ‘vitae necisque potestas’, o diritto di vita e di morte, degli antichi romani.  

Perché questo abbiamo lasciato in mano a questi delinquenti, il diritto di vita e di morte sulle compagne e sui figli!!!

Questo ci è sfuggito, alla faccia delle conquiste dell’ordinamento, questo i magistrati hanno permesso che fosse mantenuto, questo gli uomini violenti hanno profondamente dentro di sé e questo condiziona tutto: la convinzione di poter decidere della vita e della morte della propria compagna e dei propri figli senza conseguenza alcuna, la certezza del potere, la convinzione dell’essere protetti in Tribunale, la prepotenza della presunzione di uscirne impuniti perché, di fatto, ‘tollerati’ dalla Legge, ‘compresi’ con una accondiscendenza inammissibile nelle aule di Giustizia, la consapevolezza che, comunque, ‘è colpa sua’, ‘se lo è voluto’, ‘qualcosa avrà fatto’! Ancora e sempre, di fatto, il pater familias titolare del diritto ‘di vita o di morte’ su moglie e figli del Sacro Romano Impero, adesso attuale, presente e velenoso… come allora!

Ma questo non basta. Non è una questione unicamente dell’antico patriarcato, che non è stato affatto ‘abolito nel 1975 dal nuovo diritto di famiglia’, come è stato detto.

Vi è qualcosa di nuovo, di molto attuale che va oltre il fenomeno del patriarcato: la convinzione che la donna sia ‘maligna’, ‘malevola’, ‘ipocrita’, che la ‘maternità’ sia un fenomeno relativo, non così importante, non particolare. I bambini possono essere cresciuti da tutti. Che volete che sia una madre!

Posizione ideologica fortemente supportata dai teorici della Alienazione parentale, la madre simbiotica, ipertutelante, etc…. Fatto sta che le madri non servono più!

E allora i bambini si portano via, si rapiscono, si scardinano dal loro ambiente, si ‘regalano’ a padri, nuove compagne, baby sitter, nonne, case famiglia come pacchi postali perché tanto ‘idioti morali’ da non possedere un mondo emotivo, affettivo, interno da tutelare. Tanto crescono ….!!!! E si fa pure finta di agire per il loro ‘supremo interesse’!

Ebbene il danno creato a queste creature è incommensurabile e destinato a impregnare tutta la loro vita di adulti, fino a trasmettersi ai loro figli attraverso fenomeni di epigenetica!!!

Questo dice la Scienza!!! Ma questo non interessa ai Tribunali, dove non si citano articoli scientifici pubblicati nei migliori motori di ricerca dell’intero mondo. No! Si ascoltano ciarlatani e si leggono centinaia di pagine di consulenze che trattano del niente, ispirate ad ideologie patriarcali che puzzano di muffa e di tanta, tanta perversione.

Intervento alla Camera dei Deputati – 25 novembre 2017

Antonella, insieme a molte altre donne vittime di violenza, è stata ascoltata alla Camera dei Deputati, invitata dall’Onorevole Boldrini.

Il passo è stato importante. é la prima volta che le sedi istituzionali di più elevato livello ascoltano, direttamente, dalle parole delle donne le loro toccanti testimonianze. Nessuna parata, come è stato malamente detto, nessuna velina, nessuna ipocrisia.

Solo il meritato, dovuto, civile ‘ascolto’!

Un ascolto che, per ognuna di queste donne, in vario modo, avrebbe dovuto esserci molto tempo fa, con più comprensione, più lungimiranza, più prontezza, più protezione.

Almeno ora, ci sia la comprensione, la compassione, parola tanto bella e così bistrattata, compassione, ‘patire con-‘….

Riporto il discorso integrale, la voce del piccolo Federico….. fede Continua a leggere

Antonella porta la voce di Federico a Montecitorio

 

anto

 

Ci sono delle cose che, una volta genitori, madri o padri, non tornano più come prima. Quando un bambino nasce, nasce una madre ed anche un padre, nella stragrande maggioranza dei casi. Altre volte nasce una madre sola. Altre volte, molto meno spesso, nasce un padre solo….  ma tutte le volte che nasce un bambino nasce anche un genitore, se genitore è! Continua a leggere

QUANDO IL FIGLICIDIO E’ FEMMINICIDIO : VIOLENZA DI GENERE E VIOLENZA ASSISTITA: STRUMENTI GIURIDICI E MEDICO-LEGALI PER LA TUTELA DELLE VITTIME.

Il 25 febbraio di otto anni fa Federico Barakat veniva brutalmente ucciso dal padre presso gli uffici della Asl di San Donato Milanese nel corso di un incontro “protetto”. Da momento in cui si è vista strappare il suo affetto più grande, Antonella Penati non ha mai smesso di lottare perché lo Stato si assumesse la piena responsabilità di quella serie di decisioni sbagliate che hanno fatto sì che chi avrebbe dovuto proteggere il suo Federico, quel giorno, lo ha invece abbandonato, da solo, con il suo assassino. La sua battaglia, che l’ha condotta fino alla Corte europea dei diritti dell’uomo – la quale ha dichiarato il suo caso procedibile – è una battaglia di fondamentale importanza per tutti i bambini italiani coinvolti in separazioni causate da abusi e violenza domestica.

Di questo si discuterà il 24 febbraio al Palazzo della Regione Lombardia, in un evento fortemente voluto dall’associazione Federico nel cuore, dal titolo

QUANDO IL FIGLICIDIO E’ FEMMINICIDIO : VIOLENZA DI GENERE E VIOLENZA ASSISTITA: STRUMENTI GIURIDICI E MEDICO-LEGALI PER LA TUTELA DELLE VITTIME.

Un convegno che si pone l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti di due fenomeni strettamente collegati fra loro: la violenza sulle donne e quella contro i bambini.

I titolo della mai relazione sarà appunto ” I BAMBINI MERITANO DI PIU”

Si parlerà anche dell’importanza e del ruolo dei pediatri e dei medici di famiglia che devono essere ascoltati dai giudici prima di emettere sentenze che possono incidere in modo irreparabile sulla crescita del bambino.

Se il bambino rifiuta di vedere un genitore e manifesta paura , questa paura va ascoltata.

Se in ambito penale si riconosce come vittima di maltrattamenti la madre, la giustizia che si occupa delle cause famigliari (separazioni, diritto di visita), tende ad affidarsi pericolosamente alla massima: “il fatto che sia un cattivo marito non significa che sia un cattivo padre”, senza tenere conto che più del 40% dei bambini esposti a violenze coniugali sono essi stessi vittime di violenze fisiche o psicologiche commesse dallo stesso autore e anche quando non sono oggetto di maltrattamenti, costretti ad assistere alla violenza perpetrata su una persona  fondamentale come la madre, subiscono un trauma che farà patire loro conseguenze analoghe a quelle di un bambino che abbia subito direttamente la violenza. Dopo la separazione, l’esercizio della responsabilità genitoriale è spesso lo strumento per mezzo del quale un uomo maltrattante può continuare a controllare e perseguitare le sue vittime, che sono tutti i membri della famiglia. E’ estremamente importante che il caso di Antonella Penati venga discusso di fronte alla Corte europea dei diritti dell’uomo, non solo perché la morte di Federico Barakat poteva essere evitata se i servizi sociali avessero riconosciuto la pericolosità della situazione in cui versava , ma anche perché è urgente che si prenda coscienza che c’è un problema di percezione della violenza domestica e delle dinamiche che la sottendono che mette a rischio il benessere e l’incolumità delle vittime.

CONFERENZA STAMPA – 18 MAGGIO 2016 SALA STAMPA DI MONTECITORIO

Donatella Cipriani e Antonella Penati, donne, madri che hanno denunciato abusi, violenza domestica, punite dalla PAS; i loro bambini orfani di madre ed uno ucciso in ambito protetto a soli 8 anni, perché non ascoltati.

L’Associazione Federico nel Cuore impegnata nel sociale contro la violenza alle donne e ai minori organizza un’importante Conferenza Stampa presso la sala Stampa di Montecitorio dalle ore 10 alle 11 a sostegno della Prof.ssa Donatella Cipriani ‘imbavagliata’ e rinviata a giudizio, punita per aver denunciato abusi e violenza domestica.

Alla conferenza indetta a sostegno di Donatella Cipriani e contro l’uso della scellerata ed infondata teoria della PAS hanno aderito esponenti politici di differenti partiti. Per la prima volta in Italia la politica si unisce a favore dei bambini e contro la PAS-PA (sindrome di alienazione parentale).

La conferenza stampa intende richiamare l’attenzione del Ministro della Giustizia Orlando e di tutto il nostro Governo sul grave caso Cipriani e ribadire la gravissima intromissione nei Tribunali della teoria della PAS, scienza spazzatura, raccogliendo i consensi di più sensibilità istituzionali, considerando la violenza di genere e la violenza sui bambini un elemento apolitico e trasversale.

Saranno presenti:

Antonella Penati – Presidente Associazione Federico nel Cuore MAMMA DI FEDERICO BARAKAT

Maria Serenella Pignotti – Pediatra, Neonatologa, Medico Legale – Vice Presidente Ass. Federico nel cuore – Firenze

Sen. Donatella Mattesini

Sen. Maurizio Romani

On . Paola Binetti

On. Angelo Cera

L’Associazione Federico nel Cuore si è fatta parte attiva per sollecitare una nuova interpellanza a favore non solo del caso Cipriani ma a favore di tutte le piccole vittime della PAS in Italia. I bambini hanno bisogno di politici che difendano i loro diritti come nel caso dei partecipanti che già in passato avevano presentato interpellanze parlamentari sul caso Cipriani (On. Angelo Cera e On. Paola Binetti) o come il Sen Maurizio Romani e la Sen. Donatella Mattesini da anni impegnata sul fronte della tutela dell’infanzia.

Quest’ultima, raccogliendo l’appello lanciato dalla Presidente dell’Associazione Federico nel cuore parteciperà alla Conferenza Stampa ed illustrerà ai giornalisti l’importante iniziativa a favore sia della madre dei bambini di Battipaglia sia a favore di tutte le mamme (ed a volte padri), di migliaia di bambini italiani ingiustamente sottratti e rinchiusi in case famiglia.

Si invitano tutti i giornalisti a partecipare, diffondere l’iniziativa e dare voce a Donatella Cipriani, un caso di grave ingiustizia. Imbavagliata dal Tribunale per i minorenni di Salerno e rinviata a giudizio. Il procedimento si terrà presso il Tribunale di Salerno .

Il processo che si terrà a porte aperte il prossimo 6 Giugno 2016 darà modo alla Dott.ssa Cipriani di mettere in evidenza che in Italia troppe sono le donne che denunciano abusi e maltrattamenti venendo poi punite attraverso l’accusa di PAS (sindrome di alienazione parentale) con l’allontanamento coatto e definitivo dai propri figli.

Antonella Penati, privata del figlio (la Corte Europea di Strasburgo ha accettato il suo ricorso per violazione dei diritti umani art.2 Cedu – diritto alla vita ) ha raccolto il grido di dolore della mamma dei piccoli di Battipaglia che da 21 mesi ingiustamente non vedono più la loro mamma per denunciare l’orrenda vicenda giudiziaria che vede coinvolta Donatella Cipriani e i suoi bambini. La Prof.ssa Donatella Cipriani, stimata insegnante di inglese nelle scuole superiori, non ha mai smesso di lottare. L’Associazione Federico nel Cuore (nata in memoria del piccolo Federico Barakat ucciso a soli 8 anni in ambito protetto dal padre davanti ai servizi sociali) intende dare sostegno e solidarietà a Donatella Cipriani ricordando che anche il piccolo Federico fu vittima di PAS e del mancato ascolto che ne consegue esattamente come i due bambini di Battipaglia, rinchiusi in casa famiglia per quasi due anni e poi affidati in via esclusiva al padre.
I due casi, Cipriani  e Barakat, sono la punta di un iceberg di grave ingiustizia in tema di tutela dell’infanzia, che riguarda e mortifica migliaia di bambini ingiustamente sottratti  e rinchiusi nelle cosiddetteCase famiglia”.

Nel frattempo Donatella Cipriani continua la sua battaglia legale, assistita dal legale Avv. Cecchino Cacciatore del Foro di Salerno. I bambini sono stati trasferiti dal 28 luglio 2014 in affido esclusivo al padre mentre gli incontri con la madre non sono mai stati rispettati. Ad oggi Donatella non vede i suoi figli da 21 mesi, esattamente dal settembre 2014.

L’Associazione chiede a tutti i giornalisti di partecipare numerosi alla conferenza stampa e informare tutta l’opinione pubblica sulla grave ingiustizia che i bambini di Battipaglia e la loro mamma stanno subendo.

Antonella Penati
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Sosterrà l’iniziativa anche l’Associazione CSI Onlus
che fa parte del progetto di Rete Fight 4 child protection.

 

Finiamola coi convegni Pro-PAS

Pubblico interamente l’articolo del Presidente del Movimento per l’Infanzia contro il continuo ripetersi di convegni di questo tipo che altro non fanno che promuovere e ribadire i concetti di una ideologia che si basa sulla negazione della violenza maschile contro donne e bambini promuovendo spazzatura scientifica come la Sindrome di Alienazione parentale (PAS) ed i suoi correlati: Disturbo da alienazione parentale (PAD) o Alienazione parentale (PA). Tutti sinonimi di una vera e propria bufala scientifica. Concetti che prendono in giro i nostri Tribunali ed imbavagliano la Giustizia. Continua a leggere

Utero in affitto e una carambola di violenze sui bambini

“….le considerazioni politiche che avevano influenzato le decisioni delle autorità italiane – e cioè che i ricorrenti avevano tentato di aggirare il divieto di fecondazione eterologa in Italia e le norme in materia di adozione internazionale – non dovevano prevalere sull’interesse superiore del bambino, nonostante l’assenza di qualsiasi relazione biologica fra i tre e il breve periodo durante il quale i ricorrenti se ne erano presi cura. Ribadendo che la rimozione di un bambino dal contesto familiare è una misura estrema giustificabile solo in caso di pericolo immediato per quel minore, la Camera ha ritenuto che, in questo caso, non persistevano tali condizioni urgenti.

http://www.primonumero.it/attualita/primopiano/articolo.php?id=20890

Quando dico che è proprio la mentalità imperante nei Tribunali Italiani che non va intendo questo. Continua a leggere

Perché sono contro la step-child adoption: la prostituzione dell’utero in affitto

Col termine Step-child adoption si intende un istituto nato nei paesi anglosassoni che permette di adottare il figlio biologico o adottivo del partner. Viene principalmente utilizzata per sistemare giuridicamente bambini nati da tecniche di fecondazione assistita o da maternità surrogata, molti dei quali figli di omosessuali.

L’Italia, come altri paesi europei (Germania, Finlandia) non permette l’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali ma recentemente il Tribunale di Roma ha dato parere favorevole a quella di una bambina, figlia naturale di una donna omosessuale, da parte della sua compagna e questo per, si dice, garantire i diritti di questa bambina. Ha quindi permesso proprio la step-child adoption. Continua a leggere