Questo un tratto della sentenza con cui Serena fu definitivamente tolta alla famiglia:
” Questa Corte si rende conto che togliere una bambina da una famiglia nella quale è inserita da un anno (e sulla positività di tale inserimento vi sono negli atti riscontri autorevoli di medici e psicologi) costituisce un trauma assai grave. Ma ci sono esigenze di rispetto della legge che sono imposte dalla tutela di interessi pubblici assolutamente preminenti e che il giudice deve, sia pure con sofferenza, garantire. D’altronde quegli interessi pubblici non sono alieni dal coincidere con l’interesse stesso del minore, qualora si consideri la situazione in un’ottica di tempi lunghi. Ritiene questa Corte che, in tale ottica, non sia affatto pregiudizievole all’interesse della bambina inserirsi in una famiglia più limpida dell’attuale: una famiglia la cui accoglienza e la cui oblatività le consentiranno certamente di riassorbire rapidamente il trauma, grazie anche alla particolare plasticità dell’età-”
Quel che è evidente, a mio parere, è che i giudici non riescono a distinguere tra reato compiuto dal padre e necessità e diritti della bambina, e, non avendo appigli ad una scelta che loro stessi sentono tremenda e vivendo drammaticamente questa loro insicurezza e difficoltà, per giustificare un atto, già per loro stessi, moralmente discutibile, si agganciano a pregiudizi, mai dimostrati, cui sempre facciamo ricorso quando non riusciamo a sbrogliare matasse in cui sono avvolti i bambini ….la capacità di riassorbire il trauma, grazie alla particolare “plasticità”! Senza un riferimento bibliografico!
Un bambino di 3 anni non ha “una particolare plasticità” ad elaborare un trauma, ma una “particolare sensibilità” a svilupparne drammatici effetti. I riferimenti scientifici infatti ci dicono tutt’altro: il cervello umano si sviluppa e si plasma anche in rapporto agli insulti esterni che saranno, minori, allorquando un bambino è protetto ed incoraggiato dall’adulto che lo cura, generalmente la madre, e drammatici quando li deve affrontare da solo, privato del supporto e della tutela dell’adulto accudente.
Per questo motivo, Serena, il bambino di Cittadella, i due bambini di Battipaglia e chissà quanti altri bambini, avranno dei danni permanenti, e, sicuramente una drammatica riduzione della loro chance di sviluppare una personalità armonica, equilibrata capace anche di reagire positivamente allo stress, una volta adulti proprio perché, nel trauma (tra l’altro volontariamente da adulti provocato, non si è trattato dello Tzunami o di un terremoto) venivano privati proprio della madre, della sua difesa e del suo accudimento.
In questo caso, poi , vi è l’assurdo che i giudici si rendono conto che il legame con la famiglia è ottimo, e andrebbe salvaguardato, ma la “ragion di stato” (ma è la vera ragion di stato?) ha la prevalenza.
Penso anche ai giudici, in questo momento, che strapparono Serena alla sua mamma, per confinarla in istituto e tra le braccia di altre mamme, che però, pare, non riuscirono mai a sostituirla. Oggi che è palese che “il trauma non si è certo riassorbito” tantomeno “rapidamente“, penso proprio a quei giudici. Tutti continuiamo ad avere fiducia e rispetto nella Giustizia, anche perché non vi è alternativa: pena creare un far-west con pistole e duelli! Però, tanto vi è ancora da fare e gli errori dei Giudici li paghiamo tutti, in primis quelle vittime innocenti. E sono gravi, gli errori dei Giudici, veramente gravi. Sono drammatici. I loro effetti si ripercuotono per tutta la vita sull’individuo e la sua famiglia, e, forse per sempre, sulla comunità.