I bambini non vanno lasciati piangere nel loro letto, nell’intento di insegnare loro ad addormentarsi da soli. Questo altera l’armonico sviluppo del legame di attaccamento, alla mamma ed agli altri adulti accudenti, altera lo sviluppo della normale relazione di ricerca di accudimento, sostegno, fiducia nell’adulto, condizionando anche da grande la relazione sociale, con gli altri adulti. Nella madre genera atteggiamenti ambivalenti anche di profondo disagio e malessere, divisa tra spontaneo impulso a consolare e “ordine” di lasciare piangere, lasciare da solo il suo bambino che chiede aiuto. Genera in tutti sensazioni terribili perché il pianto di un lattante è intollerabile, straziante. Creato dalla Natura per “disturbare” gli adulti fintanto che non rispondono. Il pianto chiede, a tutti, spontaneamente, visceralmente, naturalmente di accorrere in consolazione. Il pianto disperato di un bambino lasciato solo sostiene, infine, i costrutti di adulti “malati”, permeati di aspetti, anche subliminari, che rasentano la violenza ed il sadismo.
Il cammino verso l’autonomia non si ottiene così. E’ attraverso la cura, l’amore, le coccole, la gentilezza, la tenerezza che il bambino, sicuro dell’amore e dell’accoglimento materno, giorno per giorno, diventerà sempre più autonomo e capace di allontanarsi e rimanere “solo”.
Altri sono i metodi per ottenere un addormentamento sereno: la routine, la tranquillità, il pupazzo o il “cencino” per dormire, il carillon con la solita ninna nanna. Le tranquille regole di una famiglia insomma, sempre quelle, tutte le sere. Nel proprio lettino, alla stessa ora. I bambini hanno bisogno di regole e di routine. Non possono seguire il frenetico mondo degli adulti. Le pazzie di una società che non sa dove va.
Oggi sappiamo che le ore della nanna sono preziose per il cervello in via di sviluppo e che le capacità cognitive da adulti dipenderanno anche dalla quantità e qualità del riposo notturno. Per cui, signori: tutti a nanna, alla stessa ora, nel solito lettino, col solito pupazzo e la solita ninna nanna. Lasciamo le pizzerie a quando saranno grandi.
Ed infine, che vergogna! Ha ragione la giornalista ed i pediatri che firmano l’appello. Non si fa riprende in un film il pianto disperato di un bambino. I bambini non sono oggetti degli adulti, e neanche di genitori consenzienti. In una parola: sono d’accordo con i miei colleghi.