Gentile Ministro Orlando…

Gentile Signor Ministro,

Intervengo brevemente sulla Sua risposta alla interrogazione dell’On. Angelo Cera che ha per oggetto la vita intera, presente e futura, di due bambini.

Lei sostiene, come la Corte di Appello, che la revoca del collocamento presso una struttura comunitaria non era possibile perché “…si sarebbe posta in contrasto col prevalente interesse dei minori al graduale recupero dei rapporti con i genitori e avrebbe potuto sbilanciare in modo pregiudizievole per i piccoli l’equilibrio faticosamente raggiunto negli ultimi mesi”.

Da cosa Lei evince che l’interesse prevalente di due bambini sia il “graduale recupero dei rapporti con i genitori”?

Questa frase, certamente dettata dal buon senso,  è limitativa perché non sempre è così. Non dobbiamo dimenticare che l’interesse prevalente di un bambino è crescere in un ambiente sereno, accanto alle figure di riferimento che all’età di questi bambini sono già ben definite, vedere rispettati i propri tempi e le proprie tappe di crescita, i propri affetti, avere contenimento per le proprie paure, insicurezze, incertezze, avere tutela della propria intimità senza promiscuità non desiderate, essere risparmiato dai traumi, dagli abusi, dalla violenza, fisica e psicologica. Essere ascoltato e vedere tutelata la propria dignità di persona, ancorché piccola, persona!

Ebbene a questi bambini, per di più senza il minimo avviso o preparazione, è stato brutalmente tolta:

  • la figura di accudimento primario che li ha curati da sempre, la madre;
  • l’ambiente familiare che li ha avvolti da sempre, i nonni;
  • la casa con tutte le loro cose, vestiti, soprammobili, giochi, letti, libri, etc;
  • ogni contatto col precedente mondo: le feste di compleanno con gli amici, le uscite di casa, le visite agli amichetti e ai cuginetti, etc;
  • la dignità di persone: sono stati portati con inaudita violenza là dove non volevano andare, privati di qualunque oggetto personale, riferimento e contatto col mondo precedente, senza avere la minima previsione del loro futuro e senza alcun preavviso né preparazione;

Inoltre, sono stati posti in una condizione che è di assoluto e dimostrato pericolo per una crescita armoniosa: l’estrema precarietà!

Quanto e come staranno in comunità? Dove andranno poi? Che succederà? Quando avrebbero rivisto la madre? Per quanto tempo ed in che modo l’avrebbero rivista? Quando un ritorno al loro mondo che continuano, secondo la madre, ad invocare? Con chi avrebbero dovuto misurarsi, avere contatti, condividere il resto delle giornate e delle notti?

Se c’è una cosa che fa male all’infanzia è la precarietà, la mancanza di costanza negli affetti, nelle abitudini, nella organizzazione di vita, la imprevedibilità! Neanche noi, e nemmeno i magistrati, che cambiano, che si alternano  sappiamo quando e come si dipanerà il destino di questi bambini, con danno gravissimo della loro salute.

Inoltre, sono stati costretti ad una vita che non volevano:

  • una vita comunitaria non desiderata, né desiderabile per la stragrande maggioranza delle persone;
  • una organizzazione di questa vita diametralmente opposta a quella che era la loro;
  • la convivenza con sconosciuti adulti;
  • la convivenza con sconosciuti adulti addirittura di una confessione religiosa ben precisa con donne che hanno fatto scelte molto forti e completamente diverse da quelle della madre;
  • la convivenza con coetanei sconosciuti, sicuramente problematici (gli effetti del contatto coi quali non è neanche preso in considerazione dagli addetti ai lavori).

 

Per tutti questi motivi, e molti altri, a mio parere, la Sua risposta non è una risposta:

I minori risultano non aver subito alcun significativo trauma dalla loro collocazione ed hanno superato i comportamenti evitanti ed oppositivi nei confronti del padre ed anzi hanno espresso il desiderio di incontrarlo….Inoltre in un recente incontro con entrambi i genitori risulta che i bambini abbiano disegnato liberamente prima col padre poi con la madre e alla fine dell’incontro abbiano salutato affettuosamente entrambi i genitori manifestando il desiderio di giocare insieme….”

È invece mia opinione che questi bambini abbiano ricevuto un danno enorme alla loro affettività, al loro sviluppo neuropsichico ed organico ed a tutta la loro salute, ora da bambini come nel loro futuro di adulti.

Forse Lei non è stato messo al corrente dagli esperti cui certamente si sarà rivolto degli studi che dimostrano come gli effetti dei traumi infantili siano gravissimi ed alterino in maniera drammatica addirittura l’architettura cerebrale realizzando cronicamente una risposta alterata allo stress che, in assenza dell’adulto accudente (in questo caso la madre), si è oramai stabilizzata e li perseguiterà tutta la vita condizionando la loro intera sfera della salute ora da bambini come domani da adulti.

Lo stato di stress, cosiddetto tossico, cioè cronico ed affrontato senza l’adulto con cui il bambino ha costruito la relazione di attaccamento è in rapporto causale, oramai certo, con comportamenti a rischio pendenti per tutta la vita futura ed è sorgente diretta di danno biologico con conseguenze per tutta la vita. In questi bambini si è già instaurata una sorta di “memoria biologica” di risposta patologica allo stress, vale a dire che, tutte le volte che si ritroveranno in situazioni di stress tenderanno a rispondere in modo patologico, con una super-attivazione della cascata ormonale relativa. Traumi di questo tipo, indotti ai bambini, da una società incivile ed ignorante, creano un danno enorme al singolo e alla sua famiglia, hanno un enorme costo sociale ed economico e conseguenze gravissime per tutta la società.

E’ infatti dimostrato che bambini così danneggiati tenderanno con elevata frequenza a

ð  assumere alcool fin da giovani;

ð  stili di vita insalubri come esposizione al tabacco, abuso di droghe, obesità, promiscuità, gioco d’azzardo patologico;

ð  rischio maggiore di insuccessi scolastici;

ð  partecipazione a bande;

ð  disoccupazione, povertà, essere senza casa;

ð  crimini violenti, incarcerazione;

ð  separazioni, divorzi, gravidanze da single.

Questi bambini, una volta genitori, saranno meno capaci di garantire una relazione stabile e protettiva ai propri figli, proprio per l’interruzione drammatica della propria relazione con l’adulto accudente.

Fino al 40% delle morti giovanili è dovuta a comportamenti non salubri o stili di vita pericolosi, tutti quelli che ora rischiano, con dati oggettivi alla mano e secondo studi seri, questi bambini la cui aspettativa di vita si è, quindi, notevolmente ridotta.

Ma non basta! Uno stress di questo tipo determina anche alterazioni nella funzione immunitaria ed aumento dei markers infiammatori, entrambi fattori di rischio per malattie cardiovascolari, epatiti, cancro del fegato, asma, malattia polmonare cronica ostruttiva, malattie autoimmuni, problemi dentali, depressione.

E non è finita, recenti studi americani hanno dimostrato che la separazione forzata dalla figura di attaccamento primario, in questo caso la madre, espone il bambino, una volta adulto a depressione, bassa autostima e ad un rischio fino 4 volte più alto di suicidio rispetto alla popolazione generale.

Gli effetti traumatici di eventi gravi, non mediati e tutelati dal rapporto materno, sono oramai ben codificati dagli studi di neuroradiologia, genomica etc . Non è possibile che non ne sia stato informato.

Non credo che esista un solo Magistrato, in Italia, che vorrebbe il suo nome legato a provvedimenti su bambini, in grado di determinare tali danni. Gli esperti che lavorano nei Tribunali dovrebbero riferire questo ai Magistrati non fantasticare sui voli degli aquiloni, sulla chioma del disegno dell’albero o su idiozie come la PAS, come è stato fatto nel caso di questi bambini.

Questo riportato stato di “benessere”, superficiale ed indefinito, di questi bambini (giocano e disegnano con i genitori???) da Lei riferito non ci deve distogliere dai veri dati scientifici.

E l’aver “superato i comportamenti evitanti ed oppositivi nei confronti del padre ed anzi hanno espresso il desiderio di incontrarlo…. ….” non è affatto segno né di serenità né di riappacificazione!

È semplicemente l’effetto della violenta azione e del ricatto cui sono sottoposti di non tornare più a casa.

Cosa dovrebbero fare due bambini che volevano stare con la mamma e che sanno, visto che sono esseri pensanti, che l’allontanamento da lei è causato dal loro rifiuto di vedere il padre, se non cercare di vederlo per trovare il sistema di tornare dalla mamma?

I comportamenti ottenuti durante la reclusione e la privazione della libertà non sono affatto indice di un cambiamento di comportamento, ma sono semplicemente un comportamento coatto messo in essere per ubbidire ad un aggressore da cui la nostra vita dipende.

Purtroppo o per fortuna, l’affetto, il rispetto, l’amore non possono venire imposti da un provvedimento del Giudice né esiste un metodo per misurare la genuinità di comportamenti affettuosi, anzi la situazione di pressione e ricatto in cui sono stati posti ha reso tutto e per sempre falso!

Lei pare non sapere che la vicenda dei bambini di Battipaglia è esattamente l’evoluzione naturale della melmosa diagnosi di PAS e per questo, purtroppo, sostiene…“Non appare questa la sede in cui disquisire sul fondamento scientifico della PAS…”

Nell’ideologia, perché questo è, dell’alienazione parentale, il rifiuto del bambino non appare MAI motivato, perché MAI viene indagato con mente aperta e disponibile. Si parte, invece, dal presupposto che la madre (o il padre nei rari casi in cui è questi accusato di PAS) abbia un tale potere da lavare il cervello del figlio a danno del padre, che è sempre innocente, vittima ed i cui comportamenti non sono MAI indagati.

Tutto ciò insieme al pregiudizio, anch’esso assurdo, che, per forza, in ogni fase della vita i bambini abbiano bisogno di entrambi i genitori anche se non li vogliono, fa sì che il passo successivo sia allontanarli dalla madre malevola, anche con la forza e la violenza proprio in nome di un “presunto, indefinito…supremo interesse del minore”!

Dopo di che, la sofferenza ed il dolore dei bambini è tale (si contano anche suicidi) che, pur di poter almeno vedere la mamma….cercano di ingraziarsi il padre, di far contenti gli adulti violenti che li hanno strappati alla madre! Di obbedire agli psicologi che gli impongono di vedere il padre!

E questo sarebbe il riavvicinamento al padre? Questa sarebbe una relazione positiva?

Questo faremmo tutti, anche noi adulti, se fossimo strappati dalle nostre famiglie e se il ritorno dovesse passare attraverso l’ubbidienza a un qualche ordine.

È proprio di PAS, di questa maledetta ideologia che ha infestato i nostri Tribunali grazie ad affaristi ed a pedofili, che Lei deve disquisire, anzi, spero, direttamente interessare!

Ed ancora nel Suo discorso,  Lei dice che è stato confermato il collocamento presso una struttura  comunitaria deciso dal Tribunale per i minorenni  …”dopo aver valutato anche l’impossibilità di percorrere soluzioni alternative come il collocamento presso i prossimi congiunti…”

Le soluzioni alternative sono state, con certezza, giudicate impercorribili solo per la  maledetta diagnosi di PAS che impone, nella prevista “terapia”, il distacco, con estrema crudeltà, da tutte le persone della “precedente vita”, altrimenti non sarebbe possibile il “resettaggio”!

Il collocamento presso congiunti non è consentito nella melma della PAS per via del pregiudizio “dell’influenza materna”: se la madre ha la PAS, il nonno e la nonna sono certamente “invischianti” e pertanto non possono neanche VEDERE i nipoti, figuriamoci averli in custodia.

Le ricordo, Signor Ministro, Lei forse non lo sa, che il nonno dei bambini, un mio collega che ha curato egregiamente migliaia di bambini in 40 anni di professione, è deceduto per scompenso cardiaco dopo pochi giorni dal secondo rifiuto del Tribunale di incontrare i nipoti.

Si muore, di PAS, Signor Ministro!

Come il nonno di questi bambini, come Federico Barakat, ucciso a coltellate dal padre durante un incontro “protetto” che era essenziale per il benessere del bambino, secondo gli operatori. Ed il bambino doveva per forza vedere il padre nonostante la madre e gli psichiatri avessero detto che era affetto da grave malattia psichiatrica e socialmente pericoloso. Come i bambini che si suicidano in comunità.

Ancora una parola sul“ponendo in atto le cautele richieste dalla delicatezza della vicenda”!

Beh! Un blitz di otto volanti della polizia sotto casa, all’improvviso, dopo la scuola! Con 11 persone urlanti con atteggiamenti ostili e violenti, che tutti abbiamo sentito, contro la madre, contro la nonna, contro il nonno, venuti a prelevarli per portarli via, chissà dove…. tanto da indurli tra i pianti disperati a chiedere alla madre “mamma ci uccidono?”. Le bugie degli adulti ”la mamma verrà domattina” quando poi alla madre è stato impedito ogni contatto coi figli per ben 73 giorni. …Sono queste le cautele per la delicatezza della vicenda????

Beh! Signor ministro, non ci possiamo accontentare della Sua risposta.

I magistrati devono sapere ciò che hanno fatto con quei provvedimenti a quei bambini, ora e per il futuro! I nostri poliziotti, i nostri assistenti sociali non devono comportarsi da agenti della Gestapo per fare del male a donne e bambini! Le monache possono essere materne ma non sono madri e la famiglia dove si cresce è unica ed essenziale! Inoltre non vogliamo pagare, coi soldi dello Stato, 12000.00 euro al mese per tenere i bambini reclusi a soffrire in un posto dove non vogliono stare ed a far arricchire speculatori.

Mi risulta invece che entrambi abbiano perso 13 kg ciascuno in 8 mesi, mi risulta che siano spesso malati, che abbiano bisogno di farmaci, che stiano male, che piangano sempre, che chiedano continuamente alla madre di riportarli a casa…stanno bene Signor Ministro?!

Vada a trovarli, per favore, e parli direttamente a loro. Li ascolti e li guardi, coi Suoi occhi ed orecchi di padre e di figlio, senza esperti! Con la Sua umanità! E tranquillizzi, veramente, tutti noi.

In realtà i Magistrati hanno mostrato, dopo la Sentenza della Cassazione che ha rigettato quella spazzatura propagandata per scienza, di eliminare la “parola” PAS, ma ne hanno mantenuto tutto il costrutto perverso, tanto è vero che quella incredibile CTU dove la “malpractice” è evidente, è ancora agli atti e ne vengono seguiti gli scellerati suggerimenti.

I magistrati, come è ormai ampiamente dimostrato, nel tentativo di «trattare padri e madri ugualmente» falliscono nella tutela dei bambini.

Infatti, se padri e madri sono e devono essere uguali davanti alla legge non lo sono mai davanti ai bambini. E dovendo avere a cuore, in primis, l’interesse di questi, padri e madri vanno ben differenziati anche nelle aule di Tribunale perché possono non essere affatto di uguale importanza per i loro figli, in base a molte cose: a quanto si sono presi precedentemente cura di loro, in base alle capacità,  alla migliore capacità di cura, alla non «abusività»,  alla ormai sviluppata relazione di attaccamento primario.

Il pericolo dell’interruzione di una normale relazione con la propria madre è enorme…

“…Chiediamo ai Giudici di non porre il bambino ad un rischio sicuro di depressione, bassa autostima e suicidio. Questo sarebbe un errore giudiziario che non è possibile tollerare …..“

sono le parole di Barry Goldstein, esperto americano di violenza domestica.

Infine, le “denunce di abuso archiviate”!

Non mi risulta, Signor Ministro. Le indagini sono invece in corso.

E sono indagini delicatissime e difficilissime. Dimostrare infatti l’abuso sessuale intrafamiliare credo sia uno degli impegni più complessi dell’indagine giudiziaria. Il perché è evidente. Spesso l’abuso si consuma all’interno delle mura domestiche, ritenute protettive e gli attori sono solo l’adulto abusante ed il bambino. Se la parola del bambino viene messa in dubbio o addirittura viene “resettato”, come in questo caso, con la minaccia di non vedere più la mamma se continua a rifiutare rapporti col padre che lui dice abusante. …è evidente che l’abuso, se c’è, non verrà mai dimostrato.

Per cui, Signor Ministro, se i bambini avevano ragione sono stati privati del genitore protettivo, la madre, e messi forzatamente a contatto con il genitore abusante, il padre, gettando le basi di un trauma infinito.

Se l’abuso non c’era, il rifiuto che si poteva superare con la delicatezza, la gentilezza, la comprensione e l’ascolto dovuti ad ogni persona, soprattutto ai bambini, è certamente diventato insuperabile e sarà solo falsamente vinto finché dura la reclusione o la sottomissione all’autorità, in forza del ricatto dei provvedimenti coercitivi.

Difficile anche pensare che, a questo punto, possano essere genuine le deposizioni di bambini così impauriti e provati.

In sostanza abbiamo dato una mano all’abuso ed alla violenza domestica, vera pandemia sociale.

Per concludere, Le faccio presente che la PAS e questi atteggiamenti dei Tribunali che impongono provvedimenti di questo tipo, con l’interruzione dei rapporti con la famiglia di origine, con l’adulto protettivo, in genere, ma non sempre, la madre ed il collocamento in istituti che altro non sono che istituti di reclusione, è considerato negli Stati Uniti, dove questa melma è nata ed è dilagata, il più importante fattore di rischio per il picco nell’incremento del numero dei femminicidi e dei figlicidi (175 bambini uccisi dai padri negli USA negli ultimi due anni) perché le madri, con la minaccia di vedersi portar via il figlio per affidarlo al padre maltrattante o rinchiuderlo in istituto, non denunciano più!

E questo faremmo tutte, anche io!

Meglio stare in casa accanto ai figli, con un marito violento, che lasciare i bambini soli con quel padre che li usa per punire la moglie.

E che punizione è migliore per una madre che si permette di denunciare un marito/padre padrone che non portarle via i figli e non farglieli più vedere fino, addirittura, ad ucciderglieli!

Grazie del Suo ascolto,

Maria Serenella Pignotti, pediatra