Punire un neonato per punire la madre: il caso di Martina e di mille altre madri

Uno degli errori più  gravi e più diffusi dei Tribunali nei confronti dell’infanzia è confondere il genitore con il bambino o meglio dimenticarlo di fronte alla preponderante figura del genitore, e di conseguenza, in sostanza, per punire il genitore, punire il bambino: hai fatto questo: ti levo il figlio!!!.

Sulla base di tale atteggiamento, che tradisce una profonda disattenzione verso l’infanzia, accade che, a fronte di madri che si comportano male verso l’ex-marito, la famiglia, i figli venga loro tolto il bambino incuranti delle vere esigenze di quest’ultimo, di dove il bambino stia bene, di dove voglia stare, con chi, di quali siano le sue priorità che non necessariamente coincidono con quelle della legge; identica situazione può verificarsi per entrambi i genitori insieme oppure, anche se molto raramente, del padre. In sostanza, di fronte ad errori, situazioni discutibili etc dei genitori, soprattutto della madre, prima si porta loro via il bambino e poi si vede.

Come se quel bambino fosse un soprammobile. Dove lo metto sta!!! Lo spolvero ogni tanto, e poi ci penseremo!

Incuranti del suo volere (i bambini non vengono MAI ascoltati qualunque cosa se ne dica; o sono considerati troppo piccoli, o non credibili, o ‘per il loro bene’ è meglio non sentirli, o vengono sentiti da intermediari che si sentono a loro volta ‘interpreti’ del miglior interesse del bambino e, in sostanza, fanno come loro credono) e delle sue necessità.

Figuriamoci quando si tratta di neonati, che non possono neanche piangere ed opporsi.

Così accade in molte situazioni, con bambini presi, sbattuti, internati, prelevati contro il loro volere. Poi lasciati mesi ed anni a ‘spurgare’ in comunità, in attesa che il fascicolo venga rispolverato. Come se quei mesi non contassero niente, proprio nell’età infantile, quando un mese, un anno ha un significato enorme, e per tutta la vita.

Questo è anche, a mio parere, il caso del figlio di Martina Levato, la 23 enne che ha sfregiato con l’acido un ragazzo di 20 anni. La donna già in carcere, deve scontare 14 anni. Il piccolo è nato pochi giorni fa con cesareo e immediatamente separato dalla madre per ordine di un Giudice. Un altro giudice ne ha chiesto lo stato di adottabilità. La madre sembra disperata, i nonni materni e paterni altrettanto, il padre pure.

Di certo si sa che il neonato è stato allontanato dalla madre immediatamente dopo la nascita, non è stato allattato e non può accudito da lei. La madre ha chiesto di entrare in comunità col figlio oppure in un istituto per madri detenute. Stranissimi quei provvedimenti che non ho compreso di allattarlo una volta al giorno, ma non ‘direttamente’….mah!!! Non si comprende!!!

L’opinione pubblica è spaccata! Chi vuole il neonato insieme a sua madre e chi si congratula con la decisione del Giudice.

Di fatto, quello che è evidente, è:

  • una disarmante confusione tra ciò che è la genitorialità e ciò che è un comportamento illegale ed
  • una altrettanto disarmante ignoranza su ciò che sono i bisogni dei bambini.

Non si vuole, qui, ridurre l’importanza dell’enorme crimine di cui si è macchiata la ragazza, e nessuno le vuole togliere un giorno solo di quella pena che deve ma che purtroppo non restituirà nemmeno un giorno di serenità alla sua vittima. Né si vuole qui spendere parole per difendere una criminale quando decine e decine e decine di madri in tutta Italia sono attualmente separate dai loro figli pur non avendo commesso niente o molto meno!

Qui si vuole parlare del bambino e di tutti i bambini separati dalla madri!

Il caso di Martina non è che la fragolina sulla torta di una strage di Stato ai danni dei bambini: quella del furto delle loro madri!!!

Ma, di fatto, in tutta la storia di Martina che c’entra il bambino?

Nella storia del suo abominevole reato, perché condannare un innocente quanto meno ad una potente ricerca delle proprie radici, ad un eterno rimpianto di ciò che avrebbe potuto essere la vita con la sua mamma, ed a tutti i problemi del distacco dalla figura di attaccamento primario, al distacco dalla sua famiglia biologica?

E perchè condannare la donna a non poter esser madre, a non poter dar prova di quella genitorialità in nuce che adesso sta sbocciando? Dove è contemplata questa punizione nell’ordinamento?

Quando mai l’ordinamento del nostro paese tra le pene per un reato condanna a perdere i figli??? E perché solo le donne?

Dove è scritto? Chi l’ha inventato? E per quali reati?

I Magistrati devono applicare l’ordinamento non possono lanciarsi in personali interpretazioni delle norme. Il fatto di aver commesso un atto grave, anche un omicidio, davvero impedisce una genitorialità adeguata? E secondo chi???

E allora perché alle donne detenute per crimini gravi, persino alle assassine, non vengono tolti i figli? Perché la Franzoni che ha ucciso a botte una sua creatura di 2 anni ha sempre continuato a visitare, vedere, curare gli altri suoi due, uno addirittura avuto dopo l’omicidio del secondo. Come mai abita a casa con loro?

Né del resto la Franzoni, che si è macchiata del delitto più orrendo in assoluto, si è vista dare i figli in adozione, anzi ha avuto permessi per seguirli di più. E come lei molte altre donne criminali, macchiate di reati orrendi, pensiamo a quelli di mafia, terrorismo ma anche le maestre che picchiano i bambini degli altri all’asilo, non mi risulta abbiano perso i figli.

Non si possono fare pesi  e misure diverse a seconda delle situazioni, dei momenti, delle emozioni, del Giudice che ha in mano il fascicolo.

Che cosa induce questi Giudici a pensare che quella ragazza non possa essere una buona madre, neanche una madre minima…..??? Hanno forse la sfera di cristallo???

Temo che ci si sia avvalsi di nuovo di quell’abominevole strumento di tortura che sono le valutazioni peritali con i loro test di personalità, entrati prepotentemente ed in maniera totalmente incongrua nei nostri Tribunali. Se si toglie un figlio ad una madre perché lo psicologo o lo psichiatra di turno hanno interpretato un test come patologico c’è da domandarsi come mai non si venga tutti sottoposti a test appena mettiamo al mondo un figlio, o, addirittura forse dovremmo istituire una sorta di patente a base di testper concepirlo, obbligando i positivi alla sterilizzazione.

L’allontanamento del piccolo dalla madre è solo un altro atto della saga dei rapimenti di Stato messi in atto, su istanza di una frangia estremista della psicologia, che considera le madri niente, optional…. elementi sostituibili, balie, neanche tanto adeguate, cui i figli si possono lasciare loro se sono brave ed onorano il sistema, o portare via, come e quando si vuole, generalmente con raid degni dei bracci armati delle polizie nei regimi dittatoriali, con l’inganno e con la trappola. Madri che questi psicologi/psichiatri si sentono in grado di giudicare, valutare, sottoporre a granitici test sulla cui interpretazione non hanno dubbio alcuno, loro ‘illuminati da Dio e dagli uomini’! Magari con disastrose storie familiari alle spalle e sulle quali nessuno indaga!!! Ma capaci, per diploma di laurea, di giudicare gli altri!

Questo atteggiamento colpevolizzante e minimizzante la responsabilità affettiva è generalmente riservato alle madri, ma a volte anche ai padri, nel momento in cui anche questi diventano ‘protettivi’. Di fatto, in genere, di fronte ad un genitore veramente ‘protettivo’, prima qualità di un genitore vero, saltano fuori le ‘comari’ della nuova psicologia infantile, quella che tende al distacco, al portar via, al consegnare il bambino a stuoli di assistenti sociali, educatori, controllori, pedagogisti, medici, psicologi, guardiani, monache, preti e quant’altro, padri maltrattanti compresi, sottoponendoli, forzatamente, previo provvedimento del Giudice, ad anni ed anni di psicoterapie assolutamente non validate, non controllate, non sperimentate per arrivare a ‘distaccare’ madre/figlio, nell’ottica di ‘prevenire’ non si sa quale grave psicopatologia!

Questo è!!!

L’entrata della psicologia nei Tribunali è stata una tragedia! Una scienza neonata che di scienza ha veramente molto poco, con professionisti scarsamente preparati ed, infatti, carenti in umiltà e modestia, la prima vera qualità dello scienziato!

La presunzione che ho visto e letto nelle relazioni di CTU dei Tribunali che si occupano di famiglia e di minori, con la pretesa di giudicare, anche in via preventiva le ‘capacità genitoriali’, non ha eguali, a mia esperienza, in tutti gli altri settori delle consulenze in ambito forense!

E con l’entrata della psicologia è arrivato parallelamente la abdicazione dei Magistrati dalla loro funzione di decidere, in autonomia, serenità, buon senso, imparzialità, facendo riferimento, negli affari di famiglia, anche alla loro normale esperienza di vita, al loro spessore umano.

Con l’entrata della psicologia si è dato il via ad uno dei fenomeni più amorali della storia dell’ordinamento: la negazione dei diritti civili di una persona in base alla ipotesi (basata su test di personalità) che questa possa compiere delitti, avere comportamenti non adeguati, non in linea con quanto ritenuto ‘giusto’.

Una sorta di prevenzione di un comportamento che avrebbe molto significato sul piano clinico ma che consiste in una drammatica violenza in campo forense dove dovrebbero contare SOLO  le responsabilità accertate dai fatti!

E quindi, presumibilmente, anche in questo caso i Magistrati, che non hanno alcuna preparazione in puericultura fatto salvo per personali percorsi di studio, si saranno riferiti ad ‘esperti’. La maggior parte di questi ‘esperti’ non ha invece alcuna esperienza, ma solo una laurea in psicologia o medicina, altre volte addirittura in filosofia, pedagogia o sociologia, e continua a propinare opinioni personali vendendole come ‘verità scientifiche’, continuando ad aprire bocca senza la minima preparazione culturale come ben comprende chi invece questa preparazione ce l’ha o tenta di averla. Non parliamo poi della preparazione sul fenomeno disastroso della violenza domestica che è praticamente inesistente, in tutte le professioni.

Se questa supposizione è vera,Martina sarà stata sottoposta a qualche test, avrà mostrato un qualche problema che anche se fosse vero, ma con buona probabilità non lo sarà, non necessariamente controindica la maternità (altrimenti come già detto i test dovrebbero far parte delle indagini prenatali e nella popolazione a tappeto non solo sui detenuti).

La domanda successiva all’esperto sarà stata se ‘con quel problema lì’ sarà una buona madre? Ci sono rischi per il bambino? E questi, mentendo sul fatto che non esiste alcun test validato per la genitorialità, per lo meno a conoscenza della scrivente, avrà giurato che la signora sarà una pessima madre! Che il bambino è a gravissimo rischio evolutivo!

Sulla base del niente!

Dopo di che all’esperto si sarà chiesto che fare nel supremo interesse del minore e questi, non essendo affatto preparato in puericultura –gli psichiatri non sanno neanche cosa essa sia in quanto medici dell’adulto, gli psicologi si professano esperti in tutto lo scibile relativo alla mente umana,basta controllare i loro siti web- ha conciato per le feste il povero neonato per il quale invece, il rapporto con sua madre già strutturatosi dal concepimento alla nascita, era essenziale nel delicatissimo passaggio tra vita intrauterina ed extrauterina, per poi assumere importanza fondamentale per tutta la vita, ma soprattutto nei primissimi mesi e nei primi anni.

La madre non è morta! Nel qual caso era essenziale trovargliene un’altra. Lui aveva diritto di godere subito della sua!

Come se non bastasse, i Tribunali, sempre sulla scorta di esperti che di esperto non hanno niente, non considerano che per un neonato ed un bambino si debba agire in regime di emergenza, non urgenza, che è troppo lenta, ma emergenza ed obbligano, di fatto i bambini ai tempi dei Tribunali che sono lunghissimi, immensi, infiniti, se paragonati ai  tempi dei loro bisogni, praticamente immediati!!!

I Tribunali, sempre sulla scorta di tali esperti, si mettono il cuore in pace ricoverando il neonato/bambino in un istituto per l’infanzia, in una corsia di ospedale, in una casa famiglia dove gli sono garantiti cibo, sonno, difesa dalle malattie. Dove avranno soddisfatti i bisogni di base… a tutto discapito di altri bisogni: primo tra tutti quello di essere accudito da un adulto protettivo che li ami sopra di tutto, che sia disposto a dare anche la vita per lui.

Per l’appunto la madre e, quando c’è, il padre!

Questi primi giorni di vita per quel bambino erano e sono fondamentali! Non c’è suora, monaca, educatore di comunità, psicologo o assistente sociale che possa neanche lontanamente dare al piccolo quello di cui prima di tutto aveva bisogno: le cure di sua madre!

Per mille motivi: l’allattamento al seno, tanto essenziale e raccomandato per tutti i bambini dall’OMS, che gli è stato brutalmente negato da un provvedimento del Tribunale; l’odore e i rumori della sua mamma, dal battito cardiaco alla musicalità della voce, che conosceva da nove mesi e che lo avrebbe accompagnato nell’entrata in un mondo tanto diverso, rassicurandolo, tranquillizzandolo, dandogli quell’equilibrio per il quale i neonati in sala parto cessano il pianto all’improvviso, appena sentono la voce della madre che riconoscono immediatamente.

Un neonato a 24 ore di vita mostra di riconoscere l’odore ed il sapore del latte di sua madre, in due giorni mostra di riconoscere l’odore cutaneo della madre, una madre in 6 ore riconosce il pianto del proprio neonato, il neonato mostra una più alta soglia al dolore nelle manovre cruente se in braccio alla sua mamma, effetto analgesico ampiamente conosciuto ed utilizzato nei reparti di neonatologia.

Tutte queste cose sono state spiegate ai Magistrati???

Privare un bambino della sua mamma è un atto crudele, gravissimo, contro natura. È una violenza inumana! E senza senso, degna delle dittature, delle torture dei regimi autoritari. Basta ricordare i figli dei Desaparecidos argentini, dati in adozionedal regime.

La madre ne ha messo e ne mette a rischio la vita? Ed allora va allontanato. Perché, prima di tutto, vi è la sopravvivenza. Ma, in tutti gli altri casi, lasciamo i bambini alle cure delle madri. Niente può sostituire la maternità! E nessuno può permettersi di interferire nel legame più antico e profondo dell’intera umanità la cui comprensione va ancora ben al di là di qualunque nozione didattica e scientifica, figuriamoci delle opinioni personali di gente che mostra di aver studiato e capito poco, presuntuosi a cui è stato dato troppo potere. Un potere violento e prepotente, che mette a gravissimo rischio i bambini ed il loro sviluppo futuro.

Molto altro potrei dire su Martina e su quello che un caso come il suo rappresenta anche nei confronti delle disparità di genere che sono palesi in questa vicenda. Ma preferisco ribadire che, se spendo parole sul figlio di Martina, è perché le ho sempre spese e continuo a farlo per ogni bambino strappato alla madre, vittimizzato nei Tribunali del nostro paese, sottoposto ad anni di inferno da infinite CTU e psicoterapie, internato in case famiglia.

Non me ne vogliano gli operatori bravi e sinceri che veramente amano i bambini e che operano al massimo del loro impegno. Lo so che esistono, ma il Sistema è marcio. La mentalità che vi campeggia è marcia. Il regime di terrore che è stato creato, da questa psicologia estremista, è un qualcosa di orribile ed inimmaginabile. Oggi qualunque madre, o genitore protettivo che sia, rischia il sequestro di suo figlio e l’interruzione violenta dei contatti se soltanto chiede aiuto, si avvicina, o è intercettato da questo sistema violento, degno dei più crudeli regimi dittatoriali.

Auspico che i Magistrati ritrovino, dentro la loro anima e nel loro cuore, e non nelle pagine di insulse CTU, lo spessore umano che è più che sufficiente per comprendere la rilevanza delle relazioni più importanti in assoluto, quelle madre/figlio e padre/figlio, che non hanno bisogno di esperti per esser comprese ma del proprio vissuto umano di figli e genitori, del buon senso della persona equilibrata. Auspico che finalmente capovolgano il punto di vista e che invece di vedere le cose da una prospettiva di adulti, la vedano con gli occhi dei bambini.

E che quindi, restituiscano ogni bambino a sua madre ed a suo padre, se questo è un padre, rispettandone nella maniera più assoluta l’integrità relazionale e l’intimità del rapporto.

Solo quando si mette a rischio la vita o si offende con la violenza l’equilibrio del figlio si deve essere allontanati dal bambino.

In tutti gli altri casi, e soprattutto se il bambino mostra di star bene con quel genitore, non può la Legge punire il genitore punendo, e per sempre, quella creatura!!!